Pubblichiamo, sotto forma di “lettera aperta”, l’intervento di un giovane di Lorenzago, nel quale sono presenti una serie di riflessioni relative al Cadore e soprattutto alla sua gente, che riteniamo meritino attenzione.
Il testo qui riportato fa parte di una discussione nata su facebook, nello specifico, in risposta ad un altro utente che si diceva “orgoglioso di essere cadorino”.
Si può essere d’accordo o meno con il pensiero dell’autore, ciononostante pensiamo sia giusto favorire il dibattito su questioni così importanti. Vi invitiamo per tanto a commentare l’articolo o a discuterne sul forum, spazio aperto e disponibile a tutti. Infine potete intervenire anche inviandoci un’email a info@nuovocadore.it

(…) Se non erro dunque, traducendo, l’esigenza estrapolata dal tuo discorso nasce da un sentimento di frustrazione causato da uno scenario in cui il Cadore si trova ad essere un frammento schiacciato da altri giganti, dal “fuori”.
Beh, una rappresentazione abbastanza veritiera, ma quasi perfettamente inutile se non accompagnata dalla consapevolezza che la grande maggioranza autoctona si è impegnata a fondo affinchè questa valle diventasse sempre più un luogo fantasma di sterilità e cancellazione delle alternative e distruzione dello sviluppo.
Per le troppe scelte abominevoli che questo orgoglio non sembrano seguirlo.
Per una cultura di fondo che non pare essere pacifica, ma riesumata da una brodosa cultura da orgoglio balilla. Uomini “da imprese virili”, amanti del bere, della festa, dei motori, della loro appartenenza geografica, spesso razzisti e sessisti, se non esplicitamente fascisti nel loro credo. Facendo un giro per non poche bacheche locali in particolar modo oggi con il “caso omosessuali” non serve nemmeno che io ci metta troppe energie per dimostrare le mie opinioni.
Io sono grato di esser nato tra questi monti, ma non tra questa gente.
La natura non è di nessuno, le montagne non hanno bisogno dell’uomo.
E’ l’uomo che ha bisogno della natura. Ma l’uomo ha bisogno anche di empatia e di sostegno. Ha bisogno di poter condividere apertamente le sue esperienze e le sue conoscenze tra le persone. Ha bisogno di poter comunicare e di non doversi confrontare in modo obbligato con una società murata e aggressiva. Questi fattori fanno grande una comunità, ben prima delle “crode”. (…)

L’orgoglio nasce dal bisogno di far colpo su voi stessi e sugli altri esibendo qualità che non possedete. L’individuo maturo riconosce i suoi limiti, agisce con umiltà e accetta serenamente le inevitabili differenze fra sé e i suoi simili. Nella misura in cui ammetterete i vostri limiti, vedrete dileguarsi la vostra frustrazione. (Ari Kiev)

Igor Verdozzi