Secondo round secessionista per i comuni confinanti della provincia di Belluno, che da mesi reclamano la liquidazione del fondo Letta. I nuovi comuni pronti a chiedere il passaggio verso i lidi autonomisti sono Santo Stefano, Gosaldo, Canale d’Agordo e Voltago.
«Così non ce la facciamo ad andare avanti», dicono. Ieri sera, la provocazione è arrivata in consiglio comunale a Santo Stefano, dove il sindaco Buzzo sta studiando i legami storici tra il suo comune e la vicina terra friulana. «Mi sento veneta, ma la provocazione può essere utile», dice con buona pace dei vicini sappadini.
L’ultimatum era stato lanciato poco meno di un mese fa a Milano, dove l’Asscomiconf – l’associazione che raccoglie i comuni confinanti con le regioni autonome dell’arco alpino – aveva preannunciato dieci referendum al mese. Un modo decisamente provocatorio per mettere in luce una questione importante: che fine ha fatto il fondo Letta? O meglio, dove sono andate a finire le risorse previste in finanziaria già nel 2008 ma mai arrivate, fatta eccezione per l’annualità 2007? La partita per alcuni è vitale: ci sono circa cinquanta milioni di euro da distribuire tra un centinaio di comuni. Niente di eclatante, sia inteso, ma in tempi di vacche magre la cifra potrebbe fare la differenza.
Così che dopo Falcade, Castellavazzo e Lorenzago, mercoledì pomeriggio a Milano sono scesi in campo altri dieci comuni confinanti pronti a chiedere allo Stato la modifica dei confini geografici. Tra questi, appunto, ci sono i bellunesi – per quanto ancora resta da capire – Santo Stefano, Canale, Gosaldo e Voltago.
Proprio al primo cittadino di Voltago, Bruno Zanvit, è toccato il compito di portare i saluti – e le rivendicazioni – dei colleghi dolomitici. Con lui, c’era anche Giuseppe Renon, consigliere di maggioranza a Gosaldo. «Si tratta di una forzatura», dice il sindaco Zanvit, «ma quei soldi per noi sono importantissimi. Servono per coprire le spese di carattere sociale». Il primo cittadino si chiede che fine abbia fatto il fondo Letta: «I soldi erano previsti in finanziaria, poi hanno preso altre destinazioni. Noi reclamiamo semplicemente quello che ci spetta e che ci era stato promesso». Voltago confina con Tonadico: «Io non mi sento trentino e non posso certo dire che Voltago possa avere le stesse motivazioni storiche e culturali della Ladinia storica, ma ci sono buone ragioni per lanciare la provocazione. Dobbiamo dare un segnale».
Atteggiamento più o meno analogo per la collega di Santo Stefano, Alessandra Buzzo, che ieri sera ha comunicato al consiglio comunale l’adesione all’ennesima forma di protesta dell’Asscomiconf. Santo Stefano confina con il Friuli, questa la premessa: «Io mi sento veneta e vorrei continuare a rimanerlo, ma lo Stato ci deve garantire questa possibilità. Un primo cittadino ha nei confronti della propria popolazione delle responsabilità. Voglio poter dire, alla fine del mio mandato, di aver fatto tutto quello che era possibile fare». La stessa Buzzo sottolinea come la richiesta di annessione al Friuli di Santo Stefano non sarebbe affatto peregrina: «Ci sono sempre stati dei legami importanti, ma, ripeto, non vorremmo arrivare a tanto».
A margine dell’incontro di Milano i nuovi sindaci secessionisti hanno inviato al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, un panettone farcito di messaggi. Gli auguri “referendari” davvero non si erano mai visti.
(fonte: Corriere delle Alpi)