«Ma come avete fatto ad assumere questa persona?»
Per questa frase, detta al telefono alla direttrice e alla suora dell’asilo di Vigo per lamentarsi della maestra della sua figlioletta, P.P., 39 anni, è finito a processo per diffamazione. A monte della vicenda, una questione di pessimo vicinato tra l’imputato e il compagno della maestra, tale da portare le parti a litigare furiosamente anche davanti alla bimba. Quando P.P. venne a sapere che la donna insegnava nell’asilo frequentato dalla figlia, presentò le sue perplessità ai vertici della scuola. Quando poi appurò che la stessa era proprio l’insegnante di sua figlia, la sospesa dalla scuola per «incompatibilità».
La maestra si sentì diffamata e sporse querela.
Assolto dal giudice di pace, ieri l’imputato (difeso dall’avvocato Gianluigi Floriano del foro di Treviso), trascinato in appello dalla parte offesa (parte civile con l’avvocato Raffaella Mario), è stato nuovamente assolto per non aver commesso il fatto.
Secondo l’avvocato Mario, che si è richiamata anche a sentenze di Cassazione, l’insinuare l’incapacità professionale di una persona si configura come diffamazione. L’imputato mise indebitamente in discussione l’assunzione della donna, instillando dubbi sulla sua preparazione professionale. La tesi non è stata però accolta dal giudice del tribunale che ha confermato l’assoluzione del giudice di pace.
fonte: il gazzettino