SAN VITO. Dalle parole ai fatti. Mountain Wilderness, il movimento ambientalista internazionale, ha presentato le osservazioni preliminari allo studio di fattibilità del nuovo comprensorio sciistico Cadore-Civetta inviandole alla Regione Veneto e ai Comuni di San Vito e di Selva di cadore.

Il movimento aveva già presentato osservazioni sul collegamento anche al Piano neve regionale e ora nuovamente prende posizione. Dieci pagine dettagliate dove il progetto presentato dall’amministrazione comunale sanvitese, realizzato dalla Alpi Consult per conto della Impianti Scoter, viene sviscerato in tutti i suoi aspetti. Mountain Wilderness è contraria al progetto sia sotto un profilo ambientale, che economico, che sociale.

«Lo studio», spiega il presidente Fausto De Stefani, «prevede la costruzione di un nuovo comprensorio sciistico che partendo da Chiapuzza a San Vito scavalca la montagna per arrivare nella Val Fiorentina attraverso la costruzione di otto nuovi impianti, sedici piste di sci, quattro ski bar, quattro ristoranti-rifugi. Si tratta di un totale di 26.694 metri di piste, di 12.249 metri di impianti, di tre vasche di accumulo di risorsa idrica ciascuna della capacità di 5.000 metri cubi, di un bacino di accumulo di 30.000 metri cubi di acqua, oltre 20 chilometri di viabilità di accesso alla rete impiantistica, parcheggi per circa 15/18.000 metri quadrati, magazzini interrati per il ricovero dei mezzi battipista, un nuovo anello in quota per lo sci di fondo.

La capienza totale delle persone trasportate è prevista in 15.000 giornaliere, una media valutata tra i 1500 e 2000 ospiti al giorno, 2.150.000 passaggi annui, il costo di realizzazione valutabile sugli 80 milioni di euro, il costo di esercizio annuo – ammortamenti compresi – di 6.100.000 euro. Si sconvolgono oltre 100 ettari di territorio alpino», sottolinea, «però non troviamo indicazioni su come si intende intervenire per tutelare beni preziosi come gli Habitat di rete Natura 2000, le zone umide, le torbiere.

Nelle zone Sic, come del resto per l’area del Pelmo riferita a Dolomiti patrimonio dell’umanità, non vi è nessun riferimento a piani di gestione attivi tesi al miglioramento delle ricchezze naturalistiche che vengono intaccate. Nemmeno una riga ci illustra le potenzialità di sviluppo qualitativo dell’area grazie alla tutela internazionale dell’Unesco».

Anche l’analisi economica effettuata dall’Università Ca’ Foscari di Venezia trova il disappunto di Mountain Wilderness. «Riteniamo che il Cadore», sottolinea De Stefani, «non debba più investire in nuove aree sciabili, ma debba portare continua attenzione al miglioramento delle strutture esistenti».

Da un punto di vista economico, secondo il movimento ambientalista, i futuri impianti non reggeranno anche perché mancano i posti letto necessari a fornire i passaggi giornalieri che forniranno l’introito economico. Uno degli aspetti più preoccupanti secondo De Stefani e i suoi è quello energetico.

«La relazione», dice il presidente, «non porta alcuna indicazione sui consumi energetici e su come la società proponente intenda affrontare l’emergenza energetica che i cambiamenti climatici ci porteranno a sostenere nel breve volgere di pochi anni. Quale turismo vogliamo creare per i nostri giovani? Quale sostenibilità? Quali risposte ai temi ormai strategici che nelle Alpi a noi vicine si affrontano con politiche serie e condivise? Dal punto di vista paesaggistico», conclude, «le carenze sono incredibili».

fonte: Il Corriere delle Alpi

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