Nell’inverno 2010-2011 i rifugi cadorini aperti furono 9; i percorsi percorribili furono 18; per la seconda edizione di “Dolomiti del Cadore, regno delle ciaspe”, presentata ieri a Valle, i rifugi aperti saranno invece ben 34 e i percorsi 32: è la differenza tra le due edizioni a sancire il successo riscontrato dall’iniziativa che ha visto lavorare insieme anche in questa occasione l’intero Cadore.

Un Cadore fatto di Comunità Montane, di Comuni e di associazioni. Al di sopra di tutti, il consorzio BIM Piave, patron e finanziatore del progetto.

«Partecipando alla prima edizione», ha spiegato Giovanni Piccoli, presidente del BIM, «avevamo posto agli organizzatori una sola condizione per proseguire nella collaborazione: che all’edizione di quest’anno partecipassero tutti. Così è stato, ed il consorzio BIM Piave è stato ben felice di finanziare il progetto. In una situazione come l’attuale, quando ci sono iniziative come questa», ha aggiunto Piccoli, «che vedono la presenza di tanti enti che lavorano in sinergia, la politica non può restare alla finestra, ma deve partecipare proprio per il principio di sussidarietà; ovvero perché deve essere in grado di comprendere come sarà domani il suo territorio».
Prima dell’intervento del presidente del BIM, il giornalista Bepi Casagrande, coordinatore della “festa dei rifugi”, aveva illustrato l’idea che aveva portato un anno fa alla ideazione del progetto.

«La scelta delle ciaspe come mezzo di locomozione per salire ai rifugi», ha affermato, «non è stata per niente casuale: si tratta di un’attrezzatura tradizionale, che veniva utilizzata dai cadorini di molti decenni fa per salire in montagna e per raggiungere i fienili; un’attrezzatura senz’altro più economica degli sci, e che soprattutto può essere utilizzata anche da chi non sa sciare. Un fatto molto importante che consente anche a giovani provenienti dalla pianura e dalle città, e quindi senza esperienza sugli sci, di raggiungere i nostri rifugi attraverso percorsi predisposti e mantenuti sempre sempre aperti e sicuri; diversamente, queste persone darebbero “condannate” a frequentare i nostri rifugi solo d’estate. Quindi, quella delle ciaspe, è una iniziativa ludico-sportiva da praticare su un territorio particolarmente vocato a questo, come le Dolomiti cadorine, dove si possono realizzare decine e decine di percorsi sicuri e poco faticosi. Un progetto firmato dunque da tutti i comuni cadorini, dalle tre comunità montane, dalle associazioni e dal Consorzio BIM. Per la sua promozione sono stati stampati 40.000 libretti che saranno diffusi dappertutto. Inoltre sono già sulle pagine della rivista del CAI, stampata in oltre 300.000 copie».

I 32 percorsi vengono battuti dopo le nevicate importanti e sono costantemente monitorati dalle guide alpine, che segnalano o sistemano direttamente il più piccolo dei dettagli fuori norma. Quindi percorsi assolutamente garantiti, quelli del Cadore; e che consentono di vivere da protagonisti l’avventura bianca dell’inverno dolomitico.

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di Vittore Doro – Fonte: Corriere Delle Alpi