Anche le Poste Italiane abbandonano la montagna.
Dopo la chiusura nei giorni scorsi degli uffici postali di Avoscan, frazione di San Tomaso Agordino e di Tiser, frazione di Gosaldo, ieri è stata la volta dell’ufficio di Campolongo di Cadore. Da domani, invece, riduzioni di orario di apertura per gli sportelli di Selva di Cadore, Paderno (San Gregorio nelle Alpi) e Santa Croce (Farra d’Alpago). Ma non è escluso che altri tagli e altre riduzioni di servizio si materializzino nel corso dell’anno.
I provvedimenti arrivano dopo una serie di scelte prese dalla società postale che hanno visto il depotenziamento del servizio sul territorio bellunese, a partire dalla non consegna nella giornata di sabato della corrispondenza.
Una razionalizzazione che, come da tempo sindaci e cittadini vanno dicendo, non promette nulla di buono. Con la scusa delle scarse risorse, della crisi, dei pochi abitanti nei piccoli comuni di montagna, è iniziata così una lenta ma inesorabile smobilitazione dei servizi essenziali che, a sua volta, innescherà quel processo, mai arrestato, di abbandono della montagna.
La chiusura degli uffici di Avoscan e Tiser lunedì scorso è arrivata senza che nessuno lo sapesse, nemmeno i sindaci dei due comuni interessati che si sono trovati la comunicazione da parte di Poste Italiane soltanto il giorno seguente, martedì.
Ieri la notizia della chiusura di Campolongo di Cadore, dove arriverà, come fa sapere la società, un apparecchio per il prelievo automatico per i possessori del postamat. Le motivazioni, come dice Poste Italiane spa, sono da ricercare nel fatto che si tratta di piccoli centri, con pochi residenti e dove gli uffici postali fanno meno di una ventina di operazioni al giorno. Quindi un servizio antieconomico.
La stessa motivazione arriva anche per la riduzione di orario degli uffici di Selva di Cadore che passa a tre giorni di apertura a settimana, per quelli di Paderno, nel comune di San Gregorio nelle Alpi che passerà da domani da 3 giorni di apertura a uno soltanto e lo stesso provvedimento interesserà anche lo sportello di Santa Croce in comune di Farra d’Alpago.
Un taglio ai “rami secchi”, non più economicamente sostenibili che, però, come fanno sapere da Poste spa, «sono stati approvati dal ministero per lo Sviluppo economico, come prevede la normativa». Un abbandono della montagna, quindi, legalizzato.
di Paola Dall’Anese – Fonte: Corriere Delle Alpi