«Sono passati dieci giorni dal decreto del governo Monti che liberalizza l’orario di negozi ed esercizi pubblici», afferma Stefano Pompanin, gestore del Gran Caffè Tiziano di Pieve, «e sto ancora aspettando di sapere dal sindaco se potrò o no tenere aperto il locale 24 ore su 24».
Da tempo Pompanin, cortinese trapiantato in Cadore da oltre quattro anni, ha espresso la volontà di fornire un servizio migliore al territorio tenendo aperto ininterrottamente lo storico locale, da anni un punto di riferimento per l’intera alta provincia di Belluno.

«Se vogliamo uscire dalla crisi nella quale siamo precipitati», aggiunge, «dobbiamo confrontarci con chi ci sta attorno: sononati locali, e non solo nelle stazioni ferroviarie, con fast food che sono aperti 24 ore al giorno. Sono situati vicini alle autostrade e alle vie di grande comunicazione ed attraggono chi viaggia la notte. Attorno a noi, invece, c’è il deserto: per oltre 30 chilometri di raggio, da mezzanotte in poi non c’è un locale aperto in grado di essere un riferimento per chi viaggia e per chi ha anche la necessità di muoversi per lavoro oppure a causa di una malattia. Abbiamo l’ospedale vicino, dove purtroppo arrivano ammalati o persone che hanno avuto degli incidenti a tutte le ore del giorno e della notte. In questo momento, dopo la chiusura del Caffè Tiziano, da Pian di Vedoia a Cortina non esiste nessun locale aperto ed in grado di fornire una qualsiasi forma di assistenza o di proporsi come luogo di appuntamento notturno. Mi stupisco che quassù sia visto di buon occhio il gestore di un bar che, dopo aver fatto 10 ore di lavoro, chiude e se ne va a casa; viene invece a dire poco criticato chi è disposto a lavorare ed anche a sacrificarsi per l’intera giornata per migliorare l’accoglienza e per offrire un servizio in più».

L’apertura continua del locale avrebbe un riflesso positivo sui giovani?
«Questo è un altro aspetto importante della questione: oggi sono costretto ad osservare un orario rigido per quanto riguarda la chiusura notturna. Molte volte, nei fine settimana, quando scade l’orario sono costretto a far defluire su piazza Tiziano centinaia di ragazzi che avrebbero ancora voglia di stare insieme. E’ ovvio che lì si fermano anche delle ore, sia per parlare e sia per divertirsi ancora. Non sempre tutto fila liscio e ci sono anche danni che poi non è possibile attribuire al Caffè Tiziano. Nel caso l’orario fosse continuato, questi ragazzi potrebbero rimanere all’interno e sfollare un po’ alla volta. E’ ovvio che nessuno servirebbe loro bevande alcoliche, rispettando le norme in questo senso. Io sono pronto ad affrontare questo nuovo impegno, purchè gli enti competenti non ostacolino l’iniziativa».

di Vittore Doro

Fonte: Corriere Delle Alpi