Presentati ai lettori del nostro sito. Chi sei e cosa fai?
Sono Giulia, 30 anni, di Calalzo di Cadore. Ho sempre avuto fin da piccola una grande passione per l’astronomia che ho coltivato sia da sola, sia frequentando l’Associazione Astronomica di Cortina. Finito il liceo mi sono iscritta all’università a Trieste, laurea triennale in fisica e poi laurea specialistica in astrofisica. Appena laureata ho iniziato a lavorare all’osservatorio astronomico di Trieste (uno degli istituti che fanno parte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica – INAF), lavoro lì già da 5 anni, anche se questi anni mi sono volati e mi sembra di aver iniziato ieri.

Hai avuto modo di collaborare o conoscere Margherita Hack? Raccontaci com’è andata?
Non ho mai collaborato con lei, quando ho iniziato io a lavorare qua all’osservatorio lei era già in pensione da oltre 20 anni. Qualche volta la “incrocio” perché comunque capita che lei bazzichi qua, però senza mai averci parlato molto insieme. La Hack è una grande comunicatrice, sicuramente ha fatto molto per lo sviluppo della ricerca in astronomia negli anni ’60, ’70 e ’80, però secondo me ora dovrebbe lasciare il posto ai giovani. La ricerca in astrofisica e le nuove scoperte di sicuro non le fa lei. Mostrare sempre la Hack da un’idea non molto corretta del mondo della ricerca. Che poi tutti invitino lei perché anche se racconta la stessa storia da 30 anni sei sicuro che riempirà la sala… questo è vero.

185475_10151416386807359_1405166228_nQuest’anno Pieve di Cadore ospiterà la finale nazionale di Olimpiadi di Astronomia. Di cosa si tratta e come si svolgono?
Le olimpiadi di astronomia sono una competizione per ragazzi dai 13 ai 17 anni, che si svolge in 4 fasi. Preselezione per via telematica, gara interregionale nelle 10 sedi in cui è suddivisa l’Italia, finale nazionale e poi i 5 ragazzi che compongono la squadra italiana partecipano alle olimpiadi internazionali assieme ad altri 100-150 ragazzi dal resto del mondo. Le olimpiadi internazionali 2013 saranno in Lituania a settembre. Nel 2012 sono state in Korea, nel 2011 in Kazakhstan e così via. L’Italia le ha ospitate nel 2008 a Trieste.

Ci dicono che sia merito tuo averle portate in Cadore. E’ esatto? Come hai fatto?
Non è tanto difficile organizzare e portare eventi in Cadore, basta darsi un po’ da fare. Mi sono sempre data da fare per molte cose, attività di vario genere dai campeggi con i ragazzi in estate, al CAI, all’astronomia, e devo dire che ho sempre trovato un sacco di gente entusiasta con cui collaborare. Per le Olimpiadi di Astronomia devo ringraziare il museo dell’occhiale, e in particolare Laura e Roberto, con cui ho iniziato a collaborare nel 2009 per organizzare gli eventi per l’anno dell’astronomia. “Dalla terra al cielo, 400 anni di osservazioni astronomiche da Galileo ai giorni nostri“, probabilmente vi ricordate. Collaborazione nata per caso e che poi è diventata una bella amicizia con la voglia di inventarsi e organizzare sempre qualcosa di nuovo. La finale delle olimpiadi viene fatta ogni anno in una città diversa, a me piaceva tantissimo l’idea di farla in Cadore. Poi da alcuni anni c’è un agguerrito gruppetto di studenti di Cadore e Cortina che partecipa, anche con ottimi risultati, e allora mi sono detta “facciamo la finale a Pieve”. Ho fatto la proposta al comitato italiano per le olimpiadi di astronomia, dopo una breve discussione la proposta è stata accettata ed eccoci qua!

Tu sei una dei tanti giovani che è dovuta allontanarsi dal Cadore per inseguire la propria passione. Riesci comunque a dare il tuo contributo al territorio anche non vivendo più qui. Lo fai per amore della tua terra natia?
Beh, ovvio. Non vedo altre possibili motivazioni. A me il Cadore piace tantissimo, mi ritengo fortunata ad essere nata e cresciuta qua, l’unica cosa negativa della strada professionale che ho scelto è che so che non riuscirò mai a lavorare in Cadore. Però, come dite voi, sono rimasta molto legata al Cadore e spero di riuscire a continuare a dare il mio contributo.

Come lo vedi il Cadore in futuro?
Io sono fiduciosa. Quello che voglio e posso dire ai giovani (ok, in realtà forse anche io rientro ancora in questa categoria), è di impegnarsi e inseguire i propri obiettivi. Essere concreti e realizzare. Parlare e basta non serve a nulla, bisogna fare. Ma, soprattutto, non aspettare che le occasioni ci piovano in testa da sole: le occasioni non mancano, ma vanno cercate e accalappiate. Impegnarsi, fare molte attività nel tempo libero, farsi conoscere, non scappare dalle responsabilità. Insomma, non starsene con le mani in mano per poi lamentarsi che le cose non funzionano. Di gente impegnata su vari fronti e volenterosa in Cadore ne conosco tanta, e tanti sono giovani: io guardo al futuro del Cadore con fiducia. Certo dipende anche da noi, il futuro è nostro! 😉

Grazie Giulia per la disponibilità e il tuo impegno sul territorio cadorino. In bocca al lupo per tutti i tuoi progetti.