La caratteristica principale che distingue la vipera dagli altri suoi simili è la testa più larga rispetto al resto del corpo, a forma triangolare ed inoltre le pupille sono verticali e non rotonde. E’ un animale che d’inverno va in letargo e, quando in primavera si risveglia, il suo habitat ideale sono le pietraie, l’erba alta soprattutto nei giorni in pieno sole e giornate molto calde che seguono periodi di pioggia. Evitate di scegliere zone pietrose esposte a sole e con sterpaglia alta. In ogni caso è bene far molto rumore con dei bastoni per spaventarle. Sono animali schivi e ciò li spingerà a scegliersi dei luoghi più tranquilli. Non spostate sassi, ed indossate calzature adatte che limiterebbero di molto le conseguenze di un morso (scarpe da trekking e calzettoni). Se avvistate una vipera cercate di stare calmi e non fate assolutamente niente: sarà lei che penserà ad andarsene e a lasciarvi tranquilli.
Sono tre le specie di vipera presenti nella zona dolomitica: nelle zone più elevate la specie maggiormente diffusa è il marasso (Vipera berus), lungo 60-80 cm, con il muso piatto sul dorso e arrotondato all’apice e la testa poco distinta dal corpo, occhi con pupille verticali, presenta una grande varietà di colori, dal rosso mattone al bruno, al grigio, con una striscia nera a zig-zag al centro del dorso. Vive nei boschi e nelle radure, tre rododendri e mughi, sui muri e sui mucchi di sassi. La vipera comune o aspide (Vipera aspis) raggiunge i 60-75 cm, ha la testa distinta dal corpo, ha una colorazione variabilissima, dal grigio al giallastro, al bruno con un disegno a zig-zag sul dorso. Di indole timida e paurosa vive a 2000 metri, in zone soleggiate, nei boschi, tra i sassi e i cespugli. La vipera del corno (Vipera ammodytes) si riconosce per un cornetto morbido ricoperto da squame all’apice del muso. E’ lunga fino a 70-80 cm. La testa è molto distinta dal corpo, la colorazione varia dal grigio scuro al chiarissimo. Sul dorso ha una linea a zig-zag scura. Vive nelle zone soleggiate e sassose, fino a 1700 metri.
Non è un’attaccabrighe; un minimo di rumore la fa allontanare e fuggire, (i serpenti sono sordi ma reagiscono alle vibrazioni del terreno), non attacca mai se non costretta (calpestata o se incautamente appoggiamo ad esempio un braccio o una mano in prossimità di una pietra dove si trova rannicchiata: il suo istinto la porta a proteggersi). Il morso di Vipera, è meno mortale di quanto comunemente si crede ma non va assolutamente sottovalutato. Mediamente il veleno iniettato non dovrebbe essere molto pericoloso per un uomo adulto ma le variabili sono parecchie: da quanto sono piene le ghiandole velenifere della Vipera e quindi dalla quantità di veleno iniettato, dal modo e dal punto in cui i denti affondano nella carne, (più pericolosi i morsi al collo, al torace o alla testa; molto meno quelli agli arti).Dipende anche dalla massa corporea del malcapitato. Il morso della vipera è di solito caratterizzato da due piccoli forellini distanziati di circa 1 cm l’uno dall’altro e nelle vicinanze si notano le impronte degli altri denti mascellari che non sempre sono visibili soprattutto se il morso è avvenuto sopra dei calzettoni. Nel caso in cui la Vipera si stata uccisa, sarebbe opportuno portarla con sè per l’eventuale identificazione. Può essere veramente pericoloso per bambini di età inferiore ai 6-8 anni.Vediamo quali sono i sintomi locali e generali che la vittima prova in seguito al morso. Sintomi locali: innanzitutto un dolore intenso nella zona colpita accompagnato da gonfiore ed emorragia a chiazze dopo circa 10 minuti con crampi più o meno forti. Sintomi generali: dopo all’incirca 30 minuti – 1 ora, si possono manifestare sensi di vertigini, calo della temperatura, cefalea, una riduzione della pressione arteriosa arrivando fino allo stato di shock, taticardia, vomito, diarrea. In casi particolarmente gravi si ha anche una difficoltà respiratoria. Uno dei primi segnali della gravità della situazione è dato dal fatto che la vittima ha difficoltà a mantenere le palpebre aperte a causa dell’interessamento del sistema nervoso.
Cosa fare
- Pulire accuratamente la cute attorno al morso;
- Fasciare l’arto colpito e immobilizzarlo (la fasciatura deve iniziare dalla zona del morso, procedere distalmente lungo l’arto interessato e quindi risalire verso la regione prossimale dell’arto stesso)
- Tranquillizzare il ferito il più possibile
- Trasporto rapido al più vicino ospedale o medico disponibile, dove verrà praticata la terapia antio-fidica e antitetanica
Cosa NON fare
- Non somministrare alcoolici od eccitanti (facilitano la diffusione del veleno)
- Non incidere né succhiare il sangue dalla ferita (rischio per il soccorritore e perdita di tempo; inoltre l’incisione favorisce la diffusione del veleno)
- Non iniettare il siero, se non in casi di grande lontananza da ospedali o medici (pericolo di reazione anafilattica)
- Legatura a monte della ferita. (un laccio emostatico troppo stretto può danneggiare i tessuti)
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Non disinfettate con alcool in quanto il veleno forma dei composti tossici.
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Non somministrare al paziente nessun tipo di antidolorifico o antinfiammatori che possono avere effetti anticoagulanti
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Non sollevate per nessun motivo l’arto colpito con cuscini o altri supporti
Se il tutto viene fatto in modo efficace, i sintomi vengono ritardati da 1 a 6 ore circa. Perciò valutate tutto in base alla distanza ed al tempo che dovete impiegare per trasportare il paziente al più vicino pronto soccorso.