La cava di gesso di Damos risale a prima della Seconda Guerra Mondiale con la costruzione della gessifera, ancora visibile prima della discesa verso Perarolo; successivamente venne trasformata in colonia fino agli anni Settanta. La cava aveva dimensioni modeste ed era contornata da una folta vegetazione che ne nascondeva la vista. Dagli anni Settanata venne presa gestione dalla famiglia Vettoretti di Pieve di Soligo e per circa dieci anni venne utilizzata come discarica di rifiuti. Ultimamente il suo utilizzo nei week end è come campo di tiro da parte dei cacciatori.
Questa è la storia molto breve della cava di Damos, una situazione estremamente complessa non riassumibile in poche righe. La lettera aperta del signor Renzo Zangrando spiega bene questa situazione, corredata da una documentazione fotografica, la potete scaricare cliccando qui.

“Come ho evidenziato nella lettera aperta la situazione è degenerata con l’ampliamento concesso nel 2012 quando tutti si aspettavano la chiusura definitiva e la bonifica del sito” spiega Zangrando. “Quello che indigna è il fatto che la Commissione VIA Provinciale ha deciso che non è neppure soggetta a valutazione ed il Comune non è ricorso al TAR per mancanza di fondi. Sarebbe opportuno che chi deve prendere una decisione così delicata almeno visitasse il luogo”. Zangrando ha aperto un sito web www.damoscadore.net che racconta la storia della borgata e della chiesa di Damos e il profilo  facebook “Damos Cadore” per dire Stop alla Cava. “Questa iniziativa deriva da uno stato di profondo disagio che provo ogni volta che torno a Damòs e vedo lo scempio che avanza. A mio avviso il Decreto Regionale relativo all’ampliamento contiene un grave errore sulla valutazione delle distanze tra la cava il Borgo e la Chiesa e pertanto ho chiesto alle Istituzioni preposte la revisione. Invito tutti a prendere atto in particolare del problema che si sta creando con l’abbattimento dell’ultimo baluardo di colle che divideva lo scavo dal Borgo e dalla Chiesa di San Giovanni ed Andrea, autentico gioiello storico/artistico del Cadore” denuncia Zangrando.

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