Un racconto ambientato in Cadore tratto dal Romanzo “Zoe” di Francesco Vidotto, Minerva Edizioni 2013, www.francescovidotto.com
Illustrazione di Eros Lisci
Davanti ad un camino acceso, nel paesino di Tai, nonno Enea, con la nipotina Giorgi seduta sulle ginocchia, disse: “..e allora, devi sapere, che lassù, sulla cima dell’Antelao, tra i burroni profondi e bui e sopra i boschi, c’è un ghiacciaio che non si scioglie mai e proprio nel cuore di questo ghiacciaio, c’è un castello che sembra di vetro” diceva questa cose con le grandi mani nodose che mimavano la verticalità della roccia “e nel castello una principessa, anche lei di ghiaccio. La regina delle nevi”.
“Davvero?” esclamò Giorgi con un sospiro
“Ma certo” rispose il nonno e continuò. “Una mattina un bel giovanotto alto e robusto e con gli occhi profondi e azzurri, decise di scalare la montagna. Preparò lo zaino e le corde e i ramponi e anche gli sci per scendere e si incamminò. Passò per il paesello di Nebbù, poi su nel bosco, fino a forcella Piria, e di nuovo su fin che fu al cospetto della vertiginosa parete di roccia. Il giovane era davvero bravo e iniziò a scalare la montagna con l’aiuto della corda e prima di sera fu in cima.
La regina delle nevi, che viveva sola nel silenzio dell’inverno perenne, sentì quei rumori inusuali così, uscì dal suo castello per capire l’origine di quegli strani suoni. Camminò nascosta da guglie di ghiaccio e pinnacoli di roccia fin che, sporgendosi attenta da un piccolo pertugio vide il bel giovanotto camminare. Quei suoni strani erano i suoi passi sulla neve. Lo guardò avvicinarsi finché poté vederne il viso e gli occhi. Lo guardò e s’innamorò di lui. Prese a seguirlo da lontano fino a quando lui non si mise gli sci e ridiscese a valle. Il ragazzo sciava sulla neve alta con curve agili e sinuose. Conosceva bene la montagna ma la neve era dappertutto e copriva ogni cosa e, di fronte a lui, si avvicinava un burrone. Un precipizio senza fondo che scendeva giù nella roccia. La principessa allora, che sperava già per quell’uomo tutto il bene possibile stese le mani di fronte a sé, chiuse gli occhi e le avvicinò tra loro fin che si toccarono. La montagna seguì ubbidiente quel movimento e le labbra di roccia si baciarono e il precipizio scomparve. Il ragazzo, senza accorgersi di nulla, continuò la sua discesa fino a valle e rientrò a casa dalla madre che lo aspettava con la tavola imbandita. La regina rimase lassù con un vuoto nel cuore senza scordare quegli occhi che le avevano inciso l’anima.
Passarono i mesi e giunse l’estate. La solitudine per lei divenne insopportabile e così decise che doveva rivedere quel bel ricordo. Uscì dal castello e s’incamminò lungo le profonde gole fino a raggiungere il paese. All’alba, con il suo lungo vestito bianco, arrivò a Tai e qualcuno la vide camminare, leggiadra e bellissima. La sua magia la condusse proprio di fronte alla casa del giovanotto quando il sole spuntò da dietro la Croda Longa e investì il paese di luce. La principessa delle nevi sentì uno strano calore sulla schiena proprio mentre i balconi della casa del ragazzo si stavano aprendo. Vide il suo amato appena sveglio e mentre lo guardava si sciolse fino a diventare una pozzanghera”
Giorgi guardava il nonno con una mano sulla bocca trattenendo il respiro tanto era eccitata. “E poi” continuò nonno Enea “accadde che la neve smise di scendere e per molti e molti anni i paesi di montagna non furono più imbiancati durante l’inverno fin quando il giovanotto non divenne uomo. Conobbe una splendida ragazza che si occupava delle mucche nella malga di Pozzale, la sposò e nacque una meravigliosa bambina, proprio come te”
“E… la regina?” domandò Giorgi che non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine della dama in bianco che spariva per sempre.
“Un po’ di pazienza signorina” replicò il nonno con voce grossa
“Ti stavo raccontando che, il giovane Francesco, questo il suo nome, che tutti chiamavano Chino e che era diventato uomo e padre di una bella bambina, era molto dispiaciuto che in inverno non cadesse più neve. Per lui, persona di montagna, la neve era come la vita e poi voleva tanto farla conoscere anche a sua figlia.
Un bel giorno si svegliò che la sua famiglia ancora dormiva e volle ritornare sulla cima della montagna, che era altissima e sempre bianca. Dopo molte ore di cammino giunse in vetta e si sedette sulla neve che non toccava da molto tempo. La tastò con le mani e ci mise la faccia dentro e l’annusò e poi guardò il cielo e un sacco di ricordi della gioventù spensierata si accavallarono e gli capitò di commuoversi. Lacrime di gioia presero a scendere sulle guance e sulla barba e giunsero a terra, sul manto nevoso ghiacciandosi immediatamente. Pianse così tanto e talmente a lungo, con gli occhi chiusi che, quando li riaprì, di fronte a sé, vide la dama delle nevi che lo guardava amorevolmente. Da principio si spaventò nel vedere quella figura così pallida e al tempo stesso meravigliosa.
“E tu.. chi sei?” domandò “da dove vieni?”
La bella principessa disse soltanto “Io sono la regina della neve Chino, e vengo dal tuo cuore” Da quel giorno Chino e la Signora della montagna si scambiarono un pezzettino d’anima e lui ritornò dalla sua famiglia mentre lei abitò di nuovo la reggia di ghiaccio e le nevi ripresero a cadere abbondanti in inverno.
Molti molti anni dopo, quando Chino fu vecchio e morì, la dama fece nevicare sulla sua tomba una neve magica che non teme il sole e, ancor oggi, Chino riposa sotto una coperta bianca candida e la gente, al cimitero, nel vedere questa bizzarra lapide perennemente innevata, dice: “Hai visto Chino, era talmente innamorato della Neve che ora la Neve si è innamorata di lui, e non lo lascia più”.
Giorgi era ipnotizzata dalle immagini che la fantasia le disegnava nella mente.
“Hai capito birichina?” le chiese il nonno. Giorgi annuì quasi assente, assopita nel proprio pensiero. “Le persone, anche se scompaiono, non le perdi, perché abitano il tuo cuore, e ogni volta che vuoi, ritornano”.