Il Comune di Auronzo di Cadore in collaborazione con il Centro per la Cultura e le Arti visive LE VENEZIE rievoca l’evento italiano artistico-culturale di maggior rilievo dopo la seconda guerra mondiale con un’esposizione presso la Sala Esposizioni del Comune ad Auronzo di Cadore dal 22 giugno al 27 luglio 2014 dal titolo “Vittorio Schweiger: c’ero anch’io…“. A cura di Luigina Bortolatto, storico d’arte
La prestigiosa manifestazione viene ricordata attraverso l’opera di Vittorio Schweiger (Trieste 1910 – Vittorio Veneto 2005), vissuto e operante in Cadore dal 1930. L’evento “Premio Nazionale di Pittura Auronzo” ideato nel 1947 dal giovane pittore auronzano Bruno Piasentini appoggiato da Giuseppe Cesetti maestro all’Accademia di Venezia, istituito dal Comune di Auronzo, ha avvicinato figure straordinarie della cultura italiana dell’epoca nelle Dolomiti tra cime, boschi e lago sotto le Lavaredo. Vittorio Schweiger nel 1947, accettato dalla prestigiosa Giuria assieme a 144 artisti tra 243 partecipanti, è testimone rilevante della natura e della cultura del luogo, della sua storia, della vita passata e presente dei suoi abitanti.
“L’ispirazione della visione narrativa di Schweiger: fonti bibliche, azioni umane, gli altri e se stesso, diventano teatro dei sentimenti, deposito dell’immaginazione dove la personalità si esprime in una nuova maniera passionale e tormentata, interprete di angoscia di tensione, di inquietudine. Alcuni dipinti, di evidente tragicità, manifestano una drammatica riflessione sulla realtà, sulle guerre, sulla distruzione… Altrove la visione narrativa di commossa naturalezza è volontà di raccordare la varietà dei moduli compositivi e la plasticità delle figure. In ogni azione spettacolare il tono della rappresentazione investe la solennità dei gesti per dar vita a un romanzo che lavora sulla dimensione fantastica del racconto popolare… Le opere che esaltano come da realismo magico, la fatica quotidiana e la famiglia intesa come nucleo indissolubile, suscitano inquietanti e impegnativi problemi morali versi i quali Schweiger non è indifferente… Non c’è da stupirsi se l’esasperazione narcisistica di artista allo specchio, base degli autoritratti, è costante nell’evoluzione dell’autore fin dal 1931… In un mondo culturalmente onnivoro l’artista fa rinascere il linguaggio del colore… Lo presiede la creazione del disegno incantevole e spietato, austero, plasticamente evocativo… Schweiger da maestro non si esercita solo nella pittura dipinta, si inoltra nel mondo della fotografia in termini di stile e di espressione, piegandola alle sue esigenze per una più vasta comunicazione…” (L . Bortolatto)