Dal 28 luglio al 23 agosto 2015 a Pieve di Cadore presso Palazzo Cos.mo un’interessante dialogo fotografico a cura di Francesco Fossa e Manfredo Tarabini Catellani: “Libya, the Captain and me (Sulle tracce del Paziente Inglese)” – fotografie di ieri e di oggi, documenti e analisi storiche arricchite da una narrazione musicale carica di suggestioni
Il deserto annulla gli spazi. Così accade che due visioni, lontane nel carattere e distanti nel tempo, possano convivere e correre parallele come nel lavoro fotografico a quattro mani “Libya, the Captain and me (Sulle tracce del Paziente Inglese)”. Le immagini scattate tra il 1933 e il 1935 da un giovane ufficiale degli Alpini nell’oasi di Cufra e sui contrafforti dell’Auenàt – un triangolo conteso per ragioni strategiche da italiani e inglesi a cavallo di Libia, Egitto e Sudan – scatenano la curiosità del nipote: molti anni dopo prova ad andare in quei luoghi per capire di più del nonno che non ha mai conosciuto. Una tempesta di sabbia lo costringe a ripiegare verso ovest. E lui – Francesco Fossa, giornalista e viaggiatore – si tuffa in un’altra Libya, un altro deserto. L’Ubari e poi il Maridhet che si stende lungo il confine algerino. Su, fino a Gadames ( la città dei Tuareg ) e le rovine della romana Sabrata.
Tornerà a casa con la sua visione di quei luoghi, fatta di architetture storiche e naturali. Un lavoro di ricerca che sovrappone un aspetto intimo a quello storiografico. Le foto del Tenente Manfredo Tarabini Castellani, le note tecniche, le riflessioni private con le quali commentava quegli scatti, i documenti, rapporti di servizio ai suoi superiori hanno un valore storico enorme. Il giovane Tenente ebbe frequenti contatti con i militari inglesi nei tre anni trascorsi nel deserto libico, tra Cufra e l’avamposto di Auenàt. Di lui parla nei suoi diari di viaggio anche l’esploratore ungherese Laszlo Almàzy (più conosciuto come il Paziente Inglese) che l’ufficiale italiano incontrò in almeno due occasioni. Il nome di Manfredo Tarabini Castellani affiora poi spesso dagli archivi inglesi e nei rapporti segreti del generale Graziani, vice-governatore della Libia: spionaggio militare, scoperte archeologiche, gesti cavallereschi danno luce a una figura morta troppo presto, in combattimento sui monti d’Albania nel 1940 con i gradi da Capitano. Ma il viaggio storico e letterario compiuto da Francesco Fossa, arricchito dai testi scritti da suo nonno durante gli anni trascorsi in Libia è diventato anche una narrazione musicale. Canzoni che con gli arrangiamenti e la chitarra di Ezio Lambiase, e la voce jazz di Emanuela Di Lullo producono atmosfere e suggestioni avvolgenti: ascoltandole il racconto vola fino alla Libia di oggi e ai suoi drammi nei quali l’Italia torna a essere incauta protagonista.