Come abbiamo visto nel precedente articolo, gli alimenti trattati con sostanze chimiche possono contenere dei residui che, ovviamente, vanno a finire nel nostro piatto. Legambiente, che redige ogni anno il dossier “Pesticidi nel piatto”, ci da un’idea della probabilità che abbiamo di acquistare prodotti vegetali contenenti residui di sostanze chimiche. Tra i campioni di frutta e verdura non biologici analizzati, una buona percentuale non presenta residui di sostanze chimiche al momento dell’acquisto, una certa percentuale, (variabile di anno in anno e dipendente dalla regione di provenienza) presenta residui che rientrano nei limiti stabiliti dalla legge italiana, una parte dei campioni analizzati presenta residui di sostanze chimiche al di fuori dei limiti previsti dalla legge, infine una percentuale di campioni, seppur ridotta, presenta residui di sostanze il cui utilizzo non è ammesso dalla legge italiana! La bilancia a questo punto non può pendere certo a favore degli alimenti dell’agricoltura convenzionale.
Ma non è tutto.
Da qualche anno sono state svolte analisi di comparazione tra alimenti biologici (sia vegetali che animali) e analoghi alimenti convenzionali (stessa cultivar, terreno, ecc), promosse dal “Ministero delle Politiche agricole e forestali” (Mipaf) e dall’”Istituto Nazionale di Ricerca sugli Alimenti e Nutrienti” (INRAN). I risultati già mostrano che nei vegetali da agricoltura biologica la frutta messa a confronto contiene fino al 30% in più di antiossidanti, il frumento contiene più ceneri e quindi più minerali ricavati dal terreno, e i latticini contengono più omega 3 e vitamine. Questi studi sono stati ampliati e confermati dalle recenti pubblicazioni dell’istituto di ricerca svizzero “Fibl” e dell’Università di Marsiglia. Come mai c’è un aumento proprio degli antiossidanti nei prodotti bio? Perché essi sono le sostanze che svolgono una funzione di difesa per la pianta. Per un vegetale potremmo classificare la coltivazione bio come un fattore “stressogeno”. Le piante, non ricevendo l’aiuto dell’uomo attraverso concimi ipernutrienti, antiparassitari e anticrittogamici organici, devono ricavare i nutrienti dal terreno e difendersi con le proprie forze per lottare contro malattie e parassiti. E le sostanze che servono alla pianta per difendersi sono proprio gli antiossidanti, che guarda caso sono le sostanze che aiutano anche le nostre difese immunitarie. Inoltre, alcune di esse, essendo sostanze aromatiche, rendono più saporito il prodotto.
Sulla base di quanto detto, viene da sé pensare che i prodotti locali, coltivati nel nostro orticello sotto casa (quando abbiamo la possibilità di realizzarlo), sono sicuramente più salutari e più ricchi di nutrienti. Nelle nostre zone di montagna, durante la stagione estiva e in parte anche autunnale, il clima ci permette di coltivare una gran parte di prodotti vegetali, che potranno essere gestiti dalla nostra mano, ma soprattutto raccolti al giusto momento di maturazione, cosa non da poco, se consideriamo che quasi tutti i prodotti vegetali acquistati al supermercato sono stati raccolti ancora immaturi, non ricevendo in questo modo il massimo quantitativo di nutrienti dalla pianta madre (vitamine, sali minerali, fitochimici,…).
Dato che viviamo in un luogo dall’aria salubre e relativamente pulita, se abbiamo anche solo un terrazzo in cui poter ricavare un piccolo angolo “verde”, cerchiamo di ricordare che per coltivare alcuni tipi di piante (pomodoro, fragole, insalatina, erbe aromatiche, …) sono sufficienti pochi ingredienti: un piccolo spazio, un buon pollice verde e un po’ di pazienza, ma sicuramente e la nostra salute ringrazierà (e anche il nostro orgoglio personale).
A cura della Dott.ssa Patrizia De Pol, biologo nutrizionista