“Quando il gioco non è più gioco” è il titolo degli incontri sul gioco d’azzardo e la ludopatia organizzato dal presidio Barbara Rizzo di Libera Cadore in collaborazione con il Dipartimento delle dipendenze della Usl. A San Pietro di Cadore l’iniziativa ha avuto il patrocinio del Comune, della Regola di San Pietro e della Magnifica Comunità. Il dottor Luca Cecutti, del servizio dipendenze, ha presentato la situazione aggiornata sulla Ludopatia cadorina e bellunese. Ma prima è stato evidenziato che, nonostante il gioco d’azzardo sia una piaga sociale c’è chi ne evidenzia la bontà di questa pratica perché produce l’1,1 % del prodotto interno lordo dell’Italia. E produce occupazione: 150.000 occupati nel settore. Tutto ciò a fronte dello 0,9 % di giocatori che si possono definire problematici.
“Noi invece, hanno affermato nei i promotori dell’iniziativa, non riusciamo a pensare al gioco d’azzardo come un fattore economico di sviluppo, perché siamo cresciuti in un Paese dove l’azzardo è sempre stato considerato un “disvalore etico e socialmente disdicevole, regolato da leggi adeguate“.

Purtroppo però l’approccio con il gioco d’azzardo cambia con la crisi finanziaria del 1992. Da quel momento l’azzardo viene visto come uno degli strumenti finanziari possibili per ridurre il debito pubblico dello Stato. Una connotazione eticamente negativa che dura no al 2003, per diventare poi un vero e proprio settore economico, cambiando i Monopoli di Stato in Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, dotata di poteri di gestione, regolazione, programmazione e strategia di mercato.

Oggi i dati nazionali riportano la drammaticità del gioco d’azzardo. Infatti il numero di giocatori in Italia è molto alto, da nord a Sud, coinvolgendo persone di ogni età e ceto sociale. Una situazione che trova riscontro anche nelle piccole comunità che devono fare i conti con persone in sofferenza per il gioco d’azzardo. Il problema colpisce tutta la nostra provincia di Belluno proiettandola molto in alto nella graduatoria regionale e nazionale.

 

Articolo tratto da IL CADORE n.1-2018


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