Il Comune di Cibiana di Cadore in prima linea per far decollare la Banca della Terra.
Lo strumento, istituito dalla Regione Veneto quattro anni fa, è stato accolto con entusiasmo soprattutto da parte di alcuni giovani residenti in montagna e intenzionati a diventare imprenditori agricoli. Di fatto però il progetto fatica a decollare. Anche perché nessun Comune, finora, ha ritenuto di “provare” seriamente. A scendere in campo ora è l’Amministrazione comunale di Cibiana di Cadore guidata dalla giovane e dinamica sindaca Luciana Furlanis.

La sindaca Luciana Furlanis al lavoro nella sua azienda e sopra una vista di Cibiana

Sindaca, com’è nata l’idea della Banca della Terra?

“L’idea si inserisce in un progetto più articolato che ci sta molto a cuore e al quale l’Amministrazione comunale di Cibiana sta lavorando da tempo e che consiste nel riuscire a dare un più forte impulso al settore primario, che, assieme a quello turistico con il quale è strettamente legato nel nostro territorio, possa farlo rinascere e funzionare efficacemente sia dal punto di vista economico che demografico”.

Come si inserisce in questo contesto la Banca della Terra?

“La Banca della Terra potrebbe diventare uno strumento eccezionale per concretizzare il progetto. Uno strumento che ci consente di superare tutte, o quasi, le difficoltà che si incontrano in montagna per intraprendere l’attività agricola”.

Quindi uno strumento per superare le difficoltà. Quali difficoltà?

“La difficoltà principale, assieme a quella di trovare persone che credano veramente in questo sviluppo e che quindi lo attuino concretamente, è il problema dell’accessibilità fondiaria. La maggior parte dei terreni incolti presenta infatti elevati indici di frazionamento e di multiproprietà. La Banca della Terra dovrebbe aiutare quindi gli agricoltori a superare queste difficoltà riuscendo a realizzare la conduzione dei terreni in maniera più snella. La legge Regionale n°26 dell’agosto 2014 incarica i Comuni ad effettuare un censimento degli incolti, notificando ai proprietari l’avvio del procedimento per l’inserimento dei terreni nella Banca della Terra Veneta”.

Ma i proprietari sono obbligati a mettere a disposizione i loro terreni?

“Non lo sono e possono opporsi presentando le opportune motivazioni entro 60 giorni”.

Collegato ai problemi del frazionamento e delle multiproprietà c’è quello della irreperibilità dei proprietari emigrati chissà quando in giro per il mondo. In questi casi come vi comportate?

“In questi casi l’iter da intraprendere è molto ambiguo anche perché, oltre a non conoscere i recapiti, qualche volta non risultano più in vita. In altri casi non sono stati attuati i procedimenti di successione”.

Il Comune di Cibiana di Cadore si è proposto come Comune pilota a livello regionale, testando il software messo a disposizione da Avepa , per effettuare il censimento.

Sappiamo che avete già avuto modo di trasmettere alcune osservazioni che sono già state recepite. Ma, trattandosi di un lavoro lungo e minuzioso, le difficoltà sono molteplici.

“È proprio così. La realizzazione non è facile, anche perché, soprattutto nei Comuni piccoli come Cibiana, le risorse sono poche e, molto spesso, insufficienti all’amministrazione ordinaria. Da noi il lavoro collegato alla Banca della Terra lo svolge l’Ufficio Tecnico che ha un solo dipendente. Il tutto sarebbe molto più veloce e facile se ci fosse una persona dedicata solo a questo almeno per un periodo di tempo. Un’idea per “invogliare” altri Comuni potrebbe essere quella di finanziare, da parte della Regione, un consulente esterno che realizzi il censimento o almeno coadiuvi il tecnico comunale”.

A che punto siete arrivati con il censimento dei terreni?

“Il percorso per attuare il progetto è lungo e articolato. Bene. Noi siamo arrivati ad individuare gli appezzamenti incolti che potrebbero essere adatti all’attività agricola. Non siamo ancora riusciti ad individuare e trovare tutti i proprietari. Siamo contenti del lavoro svolto ma siamo anche consapevoli che serve ancora un po’ di tempo per concludere l’operazione”.

 

Articolo tratto da IL CADORE n.6-2018


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