A Sappada, attualità e tradizione s’intrecciano con sapienza nel corso delle varie manifestazioni stagionali. In particolar modo a Cima, borgata un po’ discosta dalle altre e situata in posizione panoramica. Qui, le case hanno mantenuto l’aspetto tipico dei secoli scorsi e si possono osservare i caratteristici fienili in legno con la rampa a ponticello (prùcke). Pochi istanti e si viene trasportati in una dimensione magica. Si osserva, si ascolta, ci si augura che ogni cosa resti com’è ora. Le famiglie del borgo si conoscono, si frequentano e amano collaborare, soprattutto in vista della stagione estiva, in cui viene festeggiato il patrono S. Osvaldo. Da qualche tempo, all’esterno delle abitazioni che fiancheggiano le viuzze di Cima, si possono ammirare curiose creazioni di fieno, attuate con l’intento di far rivivere ai visitatori scene e atmosfere del passato. Ogni anno viene approfondito un tema particolare. Quest’anno è il turno de “La magia del bosco” che arriva dopo le Filastrocche popolari, il Novecento, le Storie familiari e la Grande Guerra, affrontati precedentemente.

Una volta focalizzato l’argomento, il resto viene da sé: così sostengono gli abitanti. Una dopo l’altra, le idee fioriscono attraverso il confronto, la conversazione, le testimonianze degli anziani, la documentazione sui libri che trattano la storia del paese. Ed ecco che, all’inizio della bella stagione, i suggestivi angoli del borgo si popolano di pupazzi raffiguranti uomini, donne, bambini e spesso animali, nati da un prezioso lavoro di gruppo iniziato nei mesi invernali e portato avanti con grande passione. Anche quest’anno il percorso offre novità interessanti.

All’inizio dell’agglomerato, alcuni simpatici folletti introducono l’esposizione. Quindi ci si imbatte in un cacciatore dalla lunga barba, con cappello e giacca in feltro, pantaloni al ginocchio e calzettoni, intento a una pausa in compagnia di… un fiasco di vino. Il pannello affisso accanto spiega che la caccia, un tempo, era praticata per motivi di sopravvivenza. La selvaggina catturata rappresentava una variante alla dieta monotona a base di minestre, ricotta, polenta, ortaggi e carne affumicata. In caso di cattura di predatori come orsi e volpi, chi cacciava veniva ricompensato per aver eliminato un animale ritenuto pericoloso per la comunità.

In tempi ormai lontani, quando il clima invernale era più rigido, anche il lupo era di casa nella zona: spinto dalla fame, poteva scendere dal bosco per giungere nei pressi delle abitazioni, come ricorda un’altra scena ricostruita con l’utilizzo del fieno. A due passi dal primo, ecco nuovi personaggi, un uomo e un bambino stavolta, accompagnati da due notizie importanti. Secondo fonti orali degli abitanti di borgata, il primo insediamento nella vallata avvenne proprio a Cima (Zepodn), con quattro masi autosufficienti, a cui se ne aggiunsero nei secoli altri più piccoli. Casa “Gaigar”, il cui nome deriva da uno strumento musicale, che spicca per la sua diversità rispetto ai vicini edifici, risulta essere la più antica del borgo, risalente al 1642. Il fatto che sia stata costruita in muratura, mentre le altre erano in legno, la presenza al suo interno di un arco a volta e le particolari aperture a bifora al piano superiore, fanno supporre che questa potesse essere l’abitazione di un membro importante della comunità di allora.

Poco oltre, s’incontra il personaggio sicuramente più simpatico tra quelli rappresentati: un ragazzo accasciato su un sacco di fieno posto sopra un antico carro a due ruote. L’immagine ci riporta alla caratteristica attività della fienagione, un duro lavoro che si svolgeva (e si svolge tuttora) in più riprese, coinvolgendo l’intera famiglia. Dopo lo sfalcio e l’essiccamento in covoni, il raccolto veniva riposto in appositi fienili annessi alle stalle e utilizzato come alimento per il bestiame.

In passato, essendo necessarie ingenti quantità di fieno, si falciava fino ad alta quota, “all’Olbe”, scegliendo i pendii più soleggiati. Un antico proverbio in proposito recita: “Lorenzn in hourn, Bartolomee in poudn”. (A San Lorenzo, 10 agosto, si fa fieno in altura e a S. Bartolomeo, 24 agosto, è bene iniziare il secondo sfalcio sul piano). Altra attività locale caratteristica, la mungitura a mano, qui rappresentata da una donna di fieno dal tipico costume sappadino. Su una scaletta a pioli, alcune galline appollaiate seguono la scena.

Per realizzare i personaggi, gli abitanti di Cima hanno rovistato nelle soffitte, alla ricerca di vecchi indumenti e oggetti di un tempo lontano: ogni pupazzo, quindi, si rifà a una pagina di storia, inducendo i visitatori a informarsi e approfondire. E questi piccoli tasselli di conoscenza costituiscono un motivo in più per amare un luogo capace di catturare per sempre i suoi ospiti.

di Simonetta Cancian

 

Articolo tratto da IL CADORE n.9-2018


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