A quattro anni dalle Olimpiadi Milano-Cortina non c’è ancora uno straccio di progetto, non un piano di interventi, non una V.A.S., nulla a cui il cittadino possa accedere. Mentre la riduzione dei servizi accentua lo spopolamento della montagna e le attività chiudono, milioni di euro stanno per essere investiti in una colata di cemento che lascerà i territori più poveri di prima, oltre che profondamente sfregiati.
Più che di una classe politica che agisce nell’interesse dei cittadini e della next generation, si ha l’impressione di essere nelle mani di un comitato d’affari che porta avanti con determinazione un proprio disegno cementificatorio, che con la scusa delle Olimpiadi e dell’urgenza bypassa ogni regolamento e ogni controllo.
Si va avanti a testa bassa con il business as usual, condito da parole rubate come “verde” e “sostenibile”, nonostante gli effetti della crisi climatica innescata dall’impatto delle attività umane sull’ambiente si facciano ogni giorno più evidenti, indifferenti al fatto che questi comportamenti porteranno a breve a un punto di non ritorno, con conseguenze inimmaginabili, fino a mettere a rischio la nostra stessa sopravvivenza.
Sorgono spontanee alcune domande:
Dove sta il senso di responsabilità della classe politica?
Dove sta andando la nostra democrazia?
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