Dolomiti turismo: "A settembre si chiude"
L'annuncio di Minella ai 7 dipendenti. Bottacin: «Colpa della Camera di commercio»
BELLUNO. «La società chiuderà entro settembre e noi saremo licenziati, senza alcuna prospettiva». I sette dipendenti di Dolomiti Turismo lanciano l'allarme, raccontando quanto è accaduto giovedì nel corso di una riunione straordinaria in cui il presidente Renzo Minella e il direttore Soccal hanno comunicato la brutta notizia. Lavoratori che non nascondono la loro delusione. «Siamo rimasti attoniti», dicono, «non perchè non sapessimo delle criticità della società, ma non ci aspettavamo queste tempistiche e soprattutto queste modalità. Ma il turismo non era importante?».
«Appena due settimane fa lo stesso presidente della Provincia elogiava il lavoro svolto da Dolomiti Turismo per il Giro d'Italia, ora invece il nostro lavoro non serve più». I dipendenti non si spiegano come mai «in una provincia che fa del turismo la propria vocazione, si vada a tagliare proprio in questo settore». E poi concludono: «Se la Provincia non ha i soldi, perchè non razionalizzare qualche Iat? Perchè tagliare noi? Abbiamo fatto progetti di comunicazione, di partnership e organizzato eventi. Se tutto il comparto torna alla Provincia, significa tornare indietro di 10 anni e tagliare le nuove progettualità».
Minella. Il presidente Renzo Minella, dal canto suo, precisa: «Ho voluto avvisare i lavoratori per tempo dei possibili scenari che si preannunciano, ritenendo così di dare loro la possibilità di guardarsi intorno. La situazione è complessa, anche se stiamo presentando alla Provincia proposte alternative. La chiusura della società, comunque, non significherebbe la chiusura del turismo, che resterebbe in capo a palazzo Piloni. Comunque la decisione spetta alla giunta provinciale, finchè non ci sarà la delibera, io continuo a lavorare».
Bottacin. Non ci sta il presidente Gianpaolo Bottacin a prendersi tutta la responsabilità della situazione. «Non esiste ad oggi alcun atto della giunta che chiuda la società. La situazione si è creata per l'uscita della Camera di commercio. A questo punto le strade sono due: o si trova un altro socio che tappi questo buco oppure la società non ha senso di esistere. Siamo pronti a riprenderci i 32 dipendenti in distacco negli Iat, ma non possiamo accollarci tutto e tutti sulle nostre spalle. L'ente camerale, come stabilito per statuto, farà una ricognizione sui possibili acquirenti delle sue azioni. Per tutta l'estate, quindi, la società resta in piedi, se in questo lasso di tempo non saranno trovati gli acquirenti, una scelta dovrà essere fatta».