Al lavoro per creare la pista ciclabile più famosa delle Alpi
Un pool di esperti sta realizzando un Master Plan per sfruttare le enormi potenzialità della “Calalzo-Cortina”
CALALZO. «La “Lunga via delle Dolomiti Unesco” diventerà la pista “ciclo-pedonale più conosciuta e apprezzata dell’arco alpino»: parola di Fabrizio Toscani, l’architetto che, seguendo le direttive dei sindaci dei Comuni situati lungo la pista realizzata sulla ex sede della Ferrovia delle Dolomiti (a loro si sono aggiunti Cibiana e Perarolo), a capo di un pool di tecnici sta realizzando un Master Plan per raggiungere l’ obiettivo.
«Un primo documento di sintesi e proposte per la realizzazione di una serie di azioni per la qualificazione turistica dell’area interessata dalla via ciclabile che collega Calalzo con Cortina e degli ambiti ambientali e paesaggistici a essa collegati è pronto. Il documento presenta una serie di proposte operative insieme ad alcune proposte d’intervento originali di grande interesse.
Gli obiettivi. Il Master Plan vuole trasformare la “Lunga via delle Dolomiti Unesco” nella pista ciclo-pedonale più conosciuta ed apprezzata dell’arco alpino. Per fare ciò è necessario considerare gli elementi storici, culturali, ambientali e paesaggistici del territorio. Lo studio mette a frutto le potenzialità del contesto connesso all’itinerario, promuovendo la realizzazione di nuove infrastrutture e favorendo la creazione di nuove opportunità occupazionali. L’ambito territoriale è l’ambiente del tutto particolare nel quale è inserito l’itinerario e gli ambiti a esso collegati, che interessano i comuni di Calalzo, Pieve, Valle, Perarolo, Cibiana, Vodo, Borca, San Vito e Cortina, nonché le aree del Centro Cadore e della Val di Landro.
I punti di forza. Dall’ambiente straordinariamente bello e per questo inserito tra i patrimoni Unesco alla presenza di un itinerario ciclabile ombreggiato e con pendenza moderata; dalla presenza di aree e di spazi per usi polifunzionali già attrezzati all’esistenza di un’illuminazione parziale: questi i punti di forza di una pista che presenta, comunque, anche dei difetti, come gli incroci pericolosi e la sua gestione non unitaria.
Come muoversi. Cosa fare, dunque per raggiungere l’obiettivo ? «È indispensabile un approccio metodologico degli interventi a partire dall’analisi approfondita del contesto di riferimento. Il progetto di Toscani intende proporre un piano di sviluppo territoriale, in grado di favorire la destagionalizzazione turistica. Fatto che comporterà nuove opportunità occupazionali. Tra le azioni da fare per convertire la ciclabile da “via di passaggio” in “via di collegamento”, c’è la messa in rete di tutte le risorse già presenti nell’area.
Un territorio, tante offerte. Il Master Plan suggerirà alcune peculiarità, attorno alle quali formare dei pacchetti allettanti per gli amanti dell’ambente. Il “Greenway” fornirà percorsi apprezzabili dal punto di vista ambientale; il “Blueway” percorsi di fruizione delle acque; il “Pinkway” percorsi e sentieri in quota, rifugi, malghe e cime dolomitiche; lo “Whiteway” percorsi e attività invernali, come ciaspe, sci escursionismo, scialpinismo, sci al traino, ed altro.