BELLUNO. «I safari in elicottero? Sono un’offesa alle montagne patrimonio naturale dell’umanità». Chi parla è uno dei più noti alpinisti, oltre che ambientalisti, italiani, Carlo Alberto Pinelli, presidente del movimento “Mountain Wilderness”.
Riguarderà proprio l’eliski il primo capitolo del libro nero delle Dolomiti, che l’anno prossimo sarà presentato all’Unesco. La pratica aveva per teatro, fino a qualche tempo fa, il ghiacciaio della Marmolada. La famiglia Vascellari ha avuto la forza di rinunciare, applaudita proprio da Mountain Wilderness e da altre associazioni. Altri operatori no. Anzi, «hanno incrementato questa “vergogna”», come la chiama Pinelli. «La vergogna della pratica dell’eliski e dell’eliturismo sulle Dolomiti svilisce i contenuti della stessa e sta trasformando le Dolomiti in un grande circo sportivo e turistico privato di ogni passaggio culturale, di rispetto e del senso del limite. Si viene così a perdere definitivamente la visione, l’immaginario e lo scenario reale delle Dolomiti per sposare ogni iniziativa che sia tesa a costruire un banale marketing: le Dolomiti sempre più simili a un qualunque villaggio balneare».
Sulle Dolomiti accade, invece, che questo sport venga ormai sostenuto da tutte le realtà amministrative. Mountain Wilderness, lo scorso anno, aveva duramente criticato la modifica della legge provinciale trentina sull’eliturismo, che portava il limite dei decolli e degli atterraggi dai 1000 ai 1500 metri di quota. «Non era necessario essere dotati di grande lucidità per comprendere come quel passaggio del Consiglio provinciale avrebbe portato le Dolomiti a essere invase dai voli in elicottero, cosa che infatti è puntualmente accaduta».
Accade, addirittura, che guide alpine e maestri di sci, partendo da Canazei, da quest’anno propongano voli che dal Sella invadono i gruppi del Sassolungo e della Marmolada. Non solo, in Alto Adige la pratica dell’eliski non ha mai avuto tregua, grazie alle deroghe che gli elicotteristi hanno ottenuto dalla Provincia autonoma, i voli partono regolarmente da Passo Gardena e da Pontives, violando le vette tutelate dall’Uunesco: Catinaccio, Odle, Puez, Marmolada fino alle Tre Cime di Lavaredo e al Cristallo. «Nel Bellunese misere scelte di alcune amministrazioni comunali permettono di raggiungere, sempre accompagnati da compiacenti guide alpine e addirittura con il sostegno del Cai, i grandi canaloni dell’Antelao e di sorvolare i gruppi più affascinanti delle Dolomiti», sottolinea, con amarezza, Pinelli. «Addirittura questa pratica viene proposta con regolarità anche nel periodo estivo, vedasi quanto accaduto sul Civetta (rifugio Tissi) e nel Centro Cadore».
Mountain Wilderness chiede al consiglio di amministrazione della Fondazione Dolomiti Unesco di «far cessare, da subito, questa pratica turistica e di avviare in tempi brevi pratiche di frequentazione della montagna e degli ambienti naturali che siano coerenti con il significato del patrocinio Unesco e, come conseguenza diretta, rispettosi dell’insieme del patrimonio naturale e paesaggistico di queste splendide montagne».