Autostrade di montagna: IMPATTO ZERO?
“Fare per spendere”, una pratica consolidata che nel progetto del ponte sullo stretto di Messina (finalmente, e speriamo definitivamente, accantonato dal governo Monti) ha raggiunto la sua massima espressione, ma di cui troviamo conferma anche nel controverso piano di
prolungamento dell’A27, attualmente al vaglio della Commissione regionale VIA della regione Veneto. Se tale devastazione dovesse realizzarsi delle vicine valli del Cadore, anche la valle carnica dell’alto Tagliamento si dovrebbe preparare al pericolo incombente di vedere le ruspe distruggere i suoi versanti, i fiumi, le speranze di rinascita delle sue popolazioni.
Il progetto in fase di approvazione VIA, prevede un nastro di asfalto della larghezza di 25 metri che da Pian di Vedoia, in Comune di Ponte nelle Alpi, si vorrebbe far proseguire su rilevato lungo il corso del Piave fino a Longarone e poi in un alternarsi di gallerie e viadotti fino a Macchietto, alle porte di Pieve di Cadore, una ventina di chilometri più a nord.
Un’opera questa, che con la scusa di fungere da by-pass per il paese di Longarone, renderebbe a pagamento gli ultimi tre chilometri dell’attuale autostrada A27 (oggi circonvallazione di Ponte nelle Alpi). Ma un’opera questa, che costituirebbe soprattutto un testa di ponte per lo “sfondamento a nord” reclamato a gran voce dalla classe imprenditoriale della pianura veneta.
Infatti, una volta raggiunto Macchietto, dopo aver messo sottosopra la stretta valle del Piave e averla resa sostanzialmente impercorribile nei due sensi di marcia per uno o due lustri (la costruzione delle grandi opere comporta movimenti di terra, uomini e mezzi di proporzioni difficilmente immaginabili), i fautori dello sfondamento a nord si troverebbero davanti quattro possibili opzioni:
_ l’opzione zero, che a questo punto verrebbe presumibilmente scartata;
_ proseguire in direzione di Dobbiaco, per poi puntare su Monaco di Baviera, ammesso e non concesso che riescano a superare l’opposizione della Pusteria;
_ passare sotto il passo della Mauria per seguire un improbabile quanto irrazionale tracciato lungo la Carnia fino a raccordarsi con l’A23 a Tolmezzo;
_ forare le pendici del monte Cavallino, in Comelico, per sbucare sui verdi prati della Lesachtal, nelle Dolomiti di Lienz, Austria e trattati internazionali permettendo.
Al di là dei suoi possibili sbocchi, il progetto, nel suo insieme, fatica a stare in piedi.
Sotto l’aspetto economico,
i costi di costruzione sono esorbitanti rispetto ai flussi di traffico previsti (non solo per la tratta fino a Macchietto - un bagno di sangue - ma anche nell’ipotesi che lo sfondamento a nord venga realizzato per intero) Sotto l’aspetto ambientale, non è accettabile nell’anno 2012, il forte e irriducibile impatto che subirebbero
aree dolomitiche meritevoli di ben altro destino, e il cui futuro verrebbe pesantemente condizionato dall’infrastruttura. In sostanza vantaggi certi solo per pochi grandi costruttori proponenti il Project Financing - i soliti - e per i loro referenti nel sottobosco della politica.
Eppure queste legittime perplessità non sembrano neanche sfiorare il parlamentare della Lega Nord Diego Dussin, il quale ha affermato, rivolto al neoministro per i Rapporti con il Parlamento Dino Piero Giarda, che il prolungamento dell’A27 costituisce un collegamento strategico per il Bellunese e per il resto del Veneto, in particolare per le industrie locali che stanno mordendo il freno ( Il Gazzettino 2 febbraio 2012).
Tanto più, ha insistito Dussin, che “l’impatto ambientale dell’opera sarebbe pari a zero, considerato come la maggior parte del collegamento sarà costituito da tunnel”; la dichiarazione sarebbe risibile se, una tale dimostrazione di incompetenza, non risultasse francamente inaccettabile da parte da un rappresentante delle Istituzioni.
Non sappiamo se il parlamentare della Lega Nord, di solito attenta alle identità locali, prima di sparare sentenze abbia indagato a fondo i diversi aspetti delle realtà sulle quali l’autostrada andrebbe ad incidere, avvalendosi per esempio dei pareri competenti di ingegneri, urbanisti, architetti, storici del paesaggio e demografi non di parte;
non risultano studi di nessun tipo a supporto della tesi “autostrada = benessere e miglioramento della vita delle popolazioni locali”. Il fiero alabardato, proseguendo nel suo intervento, ha dichiarato “diteci un sì e la costruiremo noi (l’A27) a casa nostra! ”, dove quella che lui definisce “casa nostra” è in realtà la casa dei Bellunesi, e soprattutto dei Cadorini (o se preferisce dei Catubrini, tribù attestata già in epoca preromana), manifestando arroganza e volontà di prevaricazione, a conferma della poca considerazione in cui il centro tiene le aree periferiche.
E di questo atteggiamento sprezzante, può starne certo, gli abitanti delle terre alte non mancheranno di ricordarsi quando, archiviato il governo tecnico (che in realtà è il governo più politico che abbiamo avuto negli ultimi decenni) verranno chiamati ad esprimere nelle urne le loro scelte.
PERALTRESTRADE DOLOMITI
Comitato Interregionale Carnia-Cadore
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