CALALZO. Continuano le preoccupazioni dovute alla sospensione del servizio dei treni sulla linea Ponte-Calalzo. Anche se Trenitalia assicura che, all’esito positivo della manutenzione programmata, i mezzi torneranno a circolare, i sindaci vogliono avere garanzie nero su bianco. Il sospetto è che la società intenda dismettere la linea, eliminando un servizio che gli abitanti della montagna ritengono indispensabile.
Gli amministratori non ci stanno e promettono azioni concrete. Roger De Menech, sindaco di Ponte, sta alla finestra ed aspetta di vedere se il servizio verrà ripristinato, come promesso a metà novembre. «Da Ponte partono moltissimi collegamenti sia verso nord che verso sud. Noi non contestiamo lo stop per la manutenzione, ma il fatto che non ci sia chiarezza sul futuro». E proprio per favorirla, il sindaco ha comunque intenzione di proporre un tavolo di concertazione. «Non appena la linea verrà riaperta», dice, «chiederò un incontro tra sindaci e vertici di Trenitalia affinchè ci vengano date garanzie per il mantenimento del servizio». Ma non solo. Tra i desiderata di De Menech, c’è quello di chiedere il potenziamento almeno della tratta Ponte-Venezia, anche alla luce degli investimenti che Trenitalia sta facendo sulle linee a Santa Croce per migliorare gli scambi. In attesa della riapertura del servizio, continuano i disagi per i pendolari, soprattutto ragazzi che dovrebbero prendere il treno per raggiungere la scuola. «Quella linea», commenta il sindaco di Longarone Roberto Padrin, «è obsoleta, si dovrebbe pensare ad un suo potenziamento per ridurre il traffico veicolare, ma ci vuole una politica di investimenti seri, se si vuole dare un servizio agli utenti». A Castellavazzo invece si fermano solo i treni senza conducente. Il sindaco Franco Roccon ricorda l’episodio di due anni fa, quando un locomotore partì da Calalzo senza macchinista per poi sostare sui binari dimenticati di Castellavazzo. «La nostra stazione», spiega, «è stata dismessa da anni. Abbiamo chiesto più e più volte a Trenitalia di ripristinare il servizio, ma non ce l’hanno mai concesso con grande disagio soprattutto per gli studenti che devono aspettare la corriera oppure andare a Longarone». A Pieve di Cadore le telefonate al sindaco, di cittadini che pur dovendosi spostare a Calalzo per prendere il treno, si sentono defraudati di un servizio essenziale, sono all’ordine del giorno. «Sono sempre più convinta», è il commento di Antonia Ciotti «che percorrere la strada dell’autonomia, raccogliendo le firme per il referendum, sia l’unico modo per difendersi da azioni subdole contro la montagna». All’esito del test di usura delle ruote, secondo il sindaco di Calalzo Luca De Carlo, le istituzioni anche quelle economiche, dovranno fare fronte comune, produrre e sottoscrivere un documento che chieda il potenziamento e la rivalutazione della stazione in chiave turistica. «Ho l’impressione», dice, «che Trenitalia intenda chiudere la linea perchè la ritiene antieconomica. Già una ventina di anni fa hanno cercato di farlo, ma allora ci fu una sollevazione popolare. La nostra proposta a Trenitalia è quella di far arrivare la ferrovia oltre confine, unendosi al Comelico. Si parla di turismo ecosostenibile, di riduzione del traffico veicolare ed invece poi si chiudono i binari». Vivere in montagna, in queste condizioni, sta diventando giorno dopo giorno sempre più difficile.
(fonte: corrierealpi.gelocal.it)