Lozzo di Cadore è un comune di 1.613 abitanti della provincia di Belluno situato geograficamente al centro del Cadore ad una altezza di 753 m s.l.m. Il territorio di Lozzo è stato abitato certamente fin dai tempi dei Romani e molto probabilmente anche da popolazioni precedenti (Venetici Euganei) come testimoniano i numerosi ritrovamenti di monete, elmi, spade all’interno di alcune tombe dell’epoca, l’abitato si trova infatti lungo una importante via di comunicazione tra la pianura padana e le province del nord. Gli studiosi sono ancora discordi sull’etimologia del nom e di Lozzo. Giuseppe Ciani (Domegge 1793 – Vittorio Veneto 1867) la ritiene dovuta a Lucius, che dice “prenome” d’un romano, o centurione o tribuno di soldati o procuratore del principe, che sul colle sovrastante al moderno villaggio – stabilì la propria dimora”.
Il suo territorio è caratterizzato dalla presenza della splendida terrazza naturale di Pian dei Buoi (detto anche ‘la Monte de So vergna’), alpeggio a quota 1800m che costituiva anticamente la principale fonte di sostentamento della popolazione. L’altopiano è noto pe r la sua stupenda posizione panoramica. È situato ai piedi del gruppo delle Marmarole e Lo si può raggiungereattraverso la strada che parte da Piazza IV Novembre, passando per l’ex rifug io Marmarole ed il rifugio Pellegrini, oppure attraverso la mulattiera che parte dalla chiesa di S. Rocco. Quest’ultimo sentiero presenta due alternative possibili: al primo croc ev ia della Manadoira si può proseguire a destra verso il Pian d’Adamo e Val Quoilo, poco prima dei quali ` effettuabile una sosta nei pressi di una sorgente; il sentiero conduce, fra crepacci e macchie di pino mugo, alla Casera delle armente o di Sovergna. Sempre dalla Manadoria, si può imboccare invece il sentiero di sinistra che fiancheggia per un tratto il Rin, fino a giungere ai fienili di Roncole e quindi all’ex rifugio Marmarole (1786 m.). Da Pian dei Buoi sono facilmente raggiungibili il rifugio Ciareido (1969 m.),il Col Vidal (zona fortificata nel corso della Grande Guerra), le Sepolture e il Col Cervera, Colle S. Pietro e il rifugio Chiggiato (1911 m.)
Il paese fu da sempre ricco d’attività artigianali, parte delle quali s’insediarono lungo le sponde del Rio Rin. Nel 1766 a Lozzo vi erano: dieci ruote da mulino da grani, una sega da legname, un follo da panni di lana, sedici telari” da tela e cinque mole. I vari opifici utilizzavano come fonte d’energia l’acqua del Rio Rin, per mezzo di una roggia che partiva dalla zona detta dei “Crepe Ros“. Alcuni di questi edifici, soprattutto quelli nella parte bassa dell’ abitato, dove si trovavano la segheria comunale e quella dei Pellegrini, furono distrutti dall’ incendio del 1867.
Nel 1886, come testimonia la guida di Ottone Brentari, lungo il corso del Rio vi erano cinque mulini e una sega. Qualche anno dopo, come riporta il “Registro dei contribuenti dell’ imposta sui fabbricati” del 1° gennaio 1903, c’erano cinque mulini, una fucina, una sega, una bottega da fabbro e due folli da panni. Dopo la prima guerra mondiale furono costruiti altri opifici ad uso segheria e falegnameria e successivamente il lanificio dei fratelli Zanella, che sfruttavano l’energia elettrica fornita dall’officina per la produzione di energia elettrica dei fratelli Baldovin Carulli. Nella seconda metà del 1900 e in particolare in seguito all’alluvione del 1966, la maggior parte di questi opifici venne chiusa ed attualmente solo la centralina Baldovin Carulli del 1926, é tuttora in funzione con macchinari originali.
A Lozzo di Cado re, oltre agli opifici lungo la roggia, si svilupparono varie attività produttive che interessarono diversi settori: vi era la vecchia latteria in centro e quella più recente in via Padre Marino, la fabbrica di cucine economiche fondata da Calligaro Valentino Scott, una falegnameria e officina specializzata nella costruzione di carri di Da Pra Fauro Giuseppe. Rilevante per la storia del paese sono anche le vecchie case in stile cadorino, tra cui casa Zanetti, salvatasi dall’incendio del 1867, la chiesa sconsacrata di San Lorenzo, la chiesetta di San Rocco dell’arch. Segusini e il santuario di Loreto, le numerose fontane e lavatoi distribuiti lungo le strade e nei crocevia, oltre all’altopiano dei Pian dei Buoi, luogo d’alpeggio e con le sue fortificazioni.
Tra gli edifici storici del paese troviamo anche la latteria Sociale che porta con sé la storia di un passato agricolo e rurale del nostro territorio dove l’economia di basava principalmente sull’allevamento del bestiame, sulla lavorazione del latte, sull’agricoltura e sul legname. Dagli anni ’60-70 l’economia si è trasformata ed il Cadore è diventato una zona industriale con l’occhialeria e ha abbandonato le tradizioni rurali millenarie. Per questo la Latteria Sociale oggi diventa museo: per far vedere ai giovani e a quelli che vogliono conoscere il nostro territorio un pezzo di vita del passato attorno a cui ruotava tutta la gente che viveva in paese e che si nutriva prevalentemente dei prodotti ottenuti dal latte. Oggi i tempi sono cambiati, ma la latteria porta con sé il fascino delle “buone cose” di un tempo che si sta sempre più allontanando. Il nucleo principale è costituito dalle attrezzature installate nella latteria negli anni ’60, da quelle recuperate dalla Lataria vecia e da quelle prestate o donate dai privati, tutte utilizzate per la lavorazione del latte nei vari periodi storici e nelle diverse sedi. Di particolare interesse quelle usate fino ai tempi recenti per produrre formaggio, burro e ricotta durante l’alpeggio a Pian dei Buoi. L’attrezzatura degli anni ’60 permetteva di lavorare fino a 25 quintali di latte al giorno e dal libro della latteria risultava in media una lavorazione di 10 quintali al giorno.
Gli antichi sentieri, il gruppo nasce nel 1985 con l’obiettivo primario di “riportare alla luce” la rete sentieristica utilizzata dalla nostra gente, nel proprio vivere quotidiano, quando l’economia era contraddistinta dalla vita rurale. Animati dalla convinzione che questi “sentieri del lavoro” costituiscono, nel loro vagare dalle valli ai picchi rocciosi, un vero e proprio museo a cielo aperto relativo ad un aspetto specifico della cultura materiale, la viabilità, abbiamo intrapreso un lavoro di ricerca storica, esplorazione sul campo e apertura, pulizia e segnatura degli antichi sentieri del nostro comune. Il sentiero botanico Tita Poa e un itinerario di circa 1400m. che percorre le pendici boscose soprastanti il paese mantenedosi fra 825 e i 950m. di quota. E’ stato realizzato nel 1991 per promuovere la conoscenza della vegetazione che si incontra durante le passeggiate in montagna. L’itinerario, facilmente raggiungibile dal paese di Lozzo di Cadore, vuole essere uno stimolo per ammirare ed apprezzare l’ambiente naturale che ci circonda, conoscendolo. Il tragitto è stato realizzato lungo i sentieri da sempre esistenti nel territorio come collegamento fra i vari tabià (rustici) utilizzati in passato per le attività silvo-pastorali. La manutenzione del tracciato non prevede interventi attivi per impiantare specie non autoctone, la vegetazione presente è quindi quella spontanea, mentre l’intervento dell’uomo si limita ad assicurare un agevole transito del visitatore lungo il tragitto. Le specie vegetali individuate con un cartellino sul quale vengono riportate le caratteristiche della specie botanica della pianta, l’habitat, la diffusione, il periodo di fioritura ed alcuni aspetti che ne agevolano il riconoscimento. Lungo i percorsi vi sono alcuni siti dedicati al “birdwatching” con indicazioni sulle specie di uccelli presenti sul territorio e sulle modalità per individuarle.
Stemma e Gonfalone
Nella metà superiore è inserito lo stemma della magnifica comunità di Cadore, nella seconda metà è rappresentata una graticola e, a lato una ramo di palma.
Accessibilità
Da sud con l’autostrada A27 Venezia-Pian di Vedoia da qui direzione Tai di Cadore attraverso ss51 di Alemagna in direzione Auronzo. Da est è raggiungibile da Auronzo di Cadore e da Santo Stefano di Cadore attraverso la statale 51bis di Alemagna, mentre da Sud è raggiungibile dal Friuli Venezia Giulia attraverso il Passo Mauria. Linea ferroviaria Venezia Calalzo con collegamento in autobus tra i vari comuni.
Numeri utili
Municipio di Lozzo di Cadore
Via Padre Marino, 328; 32040 (BL)
Tel 0435.76023 – Fax 0435.76383
Ufficio turistico
Via Padre marino, 328
Tel 0435.76051 – Fax 0435.76383
Mappa di Lozzo di Cadore