«Se non piove, non resta che tentare con la processione di San Vigilio», dice il sindaco di Farra d’Alpago, Floriano De Pra. Perchè la siccità rischia di trasformarsi in un problema drammatico non solo per gli agricoltori, ma anche per coloro che vivono grazie ai turisti che ogni anno affollano i laghi di montagna. Dopo quasi un anno di piogge scarsissime, quei bacini utilizzati come riserva d’acqua per irrigare i campi rischiano di rimanere all’asciutto. Come il lago Santa Croce, calamita per migliaia di appassionati che ogni estate si rilassano nel piccolo comune del Bellunese amministrato da De Pra. «L’acqua è talmente scarsa che il lago è tornato nel suo alveo naturale, molto più piccolo rispetto a quello artificiale realizzato in seguito», dice il sindaco. Un brutto affare, con l’estate alle porte. «Tra poco cominceranno ad arrivare i primi turisti dal Belgio e dalla Germania, rischiamo di compromettere la stagione turistica».
Con le previsioni meteo tutt’altro che rassicuranti, non resta che affidarsi alla Fede. «Qui c’è una vecchia tradizione: la processione di San Vigilio. La si organizzava per chiedere al santo di fermare le piogge troppo abbondanti o, al contrario, interrompere periodi di siccità. L’ultima volta che è stata organizzata, una quindicina d’anni fa, ha funzionato. È arrivato il momento di ripeterla», chiosa il sindaco. Il parroco Lorenzo Sperti si mette a ridere, ma non lo esclude: «Magari, più che la processione, faremo solo la messa per chiedere l’aiuto divino…». Sempre in provincia di Belluno, a Calalzo, il sindaco Luca De Carlo preferisce percorrere vie più terrene per salvare il lago di Centro Cadore: «Chiediamo di ridurre i prelievi da parte dei consorzi irrigui, e l’impiego di acqua per le turbine della centrale Enel».
Il bacino di Calalzo è passato dalla sua portata abituale di 45 milioni di metri cubi d’acqua, agli attuali 15 milioni. «Abbiamo recuperato 130 quintali di pesci morti, oramai il lago sembra il Grand Canyon. La stagione turistica rischia di venire compromessa». Intanto l’assessore regionale alle politiche agricole, Franco Manzato, mette in guardia dal rischio di speculazioni: «Le colture soffrono, e la produzione certamente ne risentirà. Ma il rischio è che a pagare gli effetti di questa calamità naturale siano solo i consumatori e i produttori ». Secondo Manzato, la sola parola «siccità» rischia di far lievitare i prezzi sui banchi di vendita «senza che i produttori ne abbiano alcun beneficio, mentre a guadagnarci sarà ancora una volta la speculazione che si manifesta in diverse fasi della catena distributiva. Avremo il paradosso che potrebbero rincarare, come già accaduto in passato, anche i prodotti agricoli provenienti da Paesi dove il problema non esiste».
di Andrea Priante
Fonte: CorriereDelVeneto.it