Non ha dubbi, Elena Gerebizza. «Il Project Financing si sta rivelando una formula magica, rigettata anche in Inghilterra dove aveva trovato finora la massima applicazione». Gerebizza, dell’associazione Re: Common di Roma, l’ha spiegato in tutti i dettagli al convegno “Grandi opere: per chi?”, organizzato dal comitato “Per altre strade Dolomiti”, dal Gas “El Ceston” e da Samarcanda, a Pieve di Cadore, con il patrocinio del Comune e di quello di Ponte nelle Alpi.

Ma perché interessa il Project Financing? Semplice: è l’unica formula che consente o no di realizzare il proseguimento dell’A27 da Pian di Vedoia fino alle porte del Cadore.
Per quanti hanno promosso ed hanno partecipato al convegno, quello strumento di finanziarizzazione è improponibile. E altri, al momento, come accennato, non ce ne sono.

Dunque? Il nastro d’asfalto deve fermarsi necessariamente là dove è arrivato, appunto a Pian di Vedoia. D’altra parte, osserva Gianni Monico, anima del movimento, l’autostrada è stata realizzata fino ai piedi delle Dolomiti non perché fosse utile, ma per gli affari più o meno comprensibili che si nascondevano dietro la porta d’ingresso delle società che l’hanno voluta. Affari, quindi; interessi che poco o nulla avevano a che vedere con quelli dei bellunesi. Di più: questa ed altre opere di fatto hanno riempito di debiti il futuro delle comunità locali. Gerebizza è impegnata, con la sua associazione, in campagne pubbliche per fermare l’avanzata dei mercati finanziari nell’ambito della gestione delle risorse naturali; quindi ha invitato i partecipanti al convegno e le organizzazioni, nonché le istituzioni, a fare ancora maggiore pressing contro i poteri, più o meno forti, che vogliono asfaltare il territorio, perfino quello più delicato come è certamente quello delle Dolomiti.

Il proseguo dell’A27 oltre Pian di Vedoia è un progetto – hanno sostanzialmente detto Gerebizza, l’altro relatore del convegno, Giorgio Pizziolo dell’Università di Firenze, e Pierpaolo Collarin di Banca Etica, intervenuto come moderatore – che, se dovesse andare avanti, porterebbe sicuramente dei vantaggi a qualcuno, ma non certo al territorio e ai suoi abitanti, e nemmeno al Paese.

Nonostante a questo punto i cantieri siano di là da venire, e la stessa Regione, in qualche misura, abbia tirato il freno a mano, il movimento “Per altrestrade Dolomiti” intende rimanere ben installato come sentinella, per contrastare con determinazione qualsiasi iniziative, semmai sbucasse all’improvviso.

di Francesco Dal Mas

Fonte: Corrierealpi.gelocal.it