In questo itinerario vi porteremo a conoscere i paesi più a ovest del Cadore lungo la strada dell’arte e delle curiosità storiche. Percorrendo la valle del torrente Boite si giunge in un territorio definito d’Oltrechiusa che comprende i comuni di Vodo, Borca e San Vito di Cadore. La chiusa è uno sbarramento naturale, fortificato in passato come postazione di difesa contro le incursioni nemiche, permetteva di bloccare la via verso Pieve. Consisteva originariamente in una struttura di legno fornita di alcuni ordigni difensivi e dominante la strada in prossimità appunto della chiusa naturale. È documentato che nel 1452 fu sostituita con un “fortilicium de muro”. Venne utilizzata dalla Magnifica Comunità di Cadore per difendersi dalle minacce dei tedeschi, dalla Serenissima nel 1508 per gli scontri con l’Imperatore Massimiliano d’Austria, da Pier Fortunato Calvi nel 1848 e anche durante la Grande Guerra.

Vinigo - foto Casanovadesign

Nel Comune di Vodo interessante è la frazione di Vinigo. Chiamata la terrazza delle Dolomiti per la sua posizione panoramica che domina la Valle del Boite, è uno dei più antichi insediamenti del Cadore. La chiesa dedicata a San Giovanni Battista, risalente al 2 marzo 1376, custodisce affreschi della Scuola del Tiziano. Rinomata è la coltivazione del cavolo capuccio.

Borca di Cadore, situato ai piedi del monte Antelao, ospita un Organo del Callido presso la Chiesa parrocchiale dove si può vedere anche la miracolosa statua della Madonna Nera. Sotto l’aspetto architettonico è interessante una visita al Villaggio Turistico Agip Corte di Cadore. Voluto da Enrico Mattei come luogo di vacanza per i dipendenti delle società del gruppo ENI- AGIP, venne progettato e realizzato dall’architetto Edoardo Gellner tra il 1954 e il 1963.

Chiesa Nostra Signora a Borca - foto Federico Hoefer & Nadia Pezzini

E’ interessante sia per lo stile architettonico che per il perfetto inserimento nella natura circostante e in particolare per la Chiesa di Nostra Signora del Cadore realizzata in collaborazione con Carlo Scarpa. Sempre a opera di Edoardo Gellner è l’edificio in cui è ospitato il Museo Naturalistico “Olimpia Perini” che conserva una collezione di diverse specie di insetti, viperidi, coleotteri, lepidotteri, uccelli e mammiferi e una sezione dedicata alle Dolomiti e alla loro geologia con una raccolta di minerali del luogo.

San Vito di Cadore, abbracciato dall’Antelao e dal Pelmo, ospita il piccolo laghetto di Mosigo. Nel territorio si trovano molte chiesette e cappelle ed in particolare spicca quella intestata alla Madonna della Difesa. Consacrata nel 1521, venne eretta in maniera votiva per scongiurare un’invasione nemica e custodisce un’opera di scuola Vecelliana. Anche nella chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescenza sono conservati dipinti di Francesco Vecellio, Marco Vecellio e una scultura di Tita De Lotto. Nella località di Resinego di Sotto si può visitare il Museo delle Tradizioni Popolari che raccoglie migliaia di reperti del mondo artigianale e contadino e molte fotografie. Inoltre una dependance del museo si trova nella sede della ex stazione della ferrovia. Curiosa invece è la storia della Muraglia di Giau: il pascolo denominato Giau, a nord est fra San Vito e Cortina, è un luogo adibito alla monticazione estiva del bestiame. Per appianare le continue contese tra San Vito e Cortina riguardanti l’alpeggio in questo ambito sito, la Commissione Internazionale Austriaco-Veneta nel 1752 emise una sentenza che obbligava i sanvitesi a costruire una muraglia da roccia a roccia per chiudere la valle. Alta almeno sei piedi, larga alla base almeno cinque e due in alto, doveva essere costruita entro 90 giorni dalla pubblicazione della sentenza, pena la perdita del pascolo a favore di Cortina. Gli abitanti del paese riuscirono a completare l’opera e, con i cippi e le lapidi confinarie, è ancora ben visibile.