Lo sfruttamento dei corsi d’acqua della Val Comelico, in particolare il fiume Piave e il Padola, avveniva grazie a numerosi mulini, piccole officine e segherie sparsi fuori dai centri abitati. Attualmente, anche se non più in funzione e adibiti ad altro, è possibile vedere molti di questi edifici in tutta la vallata. In particolare, nel paese di Padola troviamo un manufatto unico in Europa legato all’attività del commercio del legname: la Stua. Era uno sbarramento sul torrente Padola che consentiva l’accumulo dei tronchi e l’avvio della fluitazione, come spiega Italo Zandonella Callegher: “A monte della Stua si formava un bacino (poteva contenere fino a due milioni di metri cubi d’acqua) il cui contenuto, una volta aperte le paratie, portava i tronchi di abete e di larice fino al cìdolo di Perarolo (robusto edificio per fermare il legname) e da lì trasportati a Venezia con le famose zattere del Piave.”.
La Stua, testimone ancora integro dell’antica via del legname lungo l’asse del Piave, ha una storia di almeno 500 anni e si hanno notizie certe della sua esistenza sin dal 1521. La sua attività iniziò con l’affermarsi della Repubblica di Venezia e durò fino alla fine dell’Ottocento cessando di funzionare dopo le disastrose piene del 1882. Il Cadore riforniva di legname la Serenissima mediante il trasporto dello stesso per via fluviale. L’edificio era costruito esclusivamente con i tronchi e fu più volte rimaneggiato, mentre la Stua che oggi si può visitare è stata ricostruita in blocchi di pietra nel 1818-1819 su disegno e a spese di Vittore Gera di Candide. La Stua è alta circa 16 metri, ha uno spessore di 6 metri, ed una lunghezza al coronamento di circa 30 metri. Fino all’inizio Novecento presentava una sovrastruttura in pietrame e legno con la copertura in scandole di larice che nel 2000 il Comune di Comelico Superiore ha ricostruito. Nel 2012 il Consorzio Turistico Val Comelico Dolomiti ha deciso di valorizzare la Stua con un’area museale formata da due stanze. In una spicca l’affresco del pittore Vico Calabrò con le varie sequenze della lavorazione boschiva fino al trasporto nel torrente Padola per la fluitazione. Nell’altra stanza invece, l’allestimento museale a cura di Viviana Ferrario, contiene dei pannelli informativi sull’utilizzo dei boschi, del legname, la fluitazione e i manufatti che la rendevano efficiente e la storia della struttura fino alla sua dismissione. È accessibile ogni giorno nel periodo estivo stagionale e su richiesta contattando il Consorzio Turistico Val Comelico Dolomiti.
Tratto dalla Tesi di Laurea Val Comelico, due proposte di sviluppo: la Rete Museale del Legno e la valorizzazione del Patrimonio Artistico Laureanda Marta De Zolt, Relatore prof. Dario Maran, Correlatore prof.essa Stefania Portinari, Università Ca’ Foscari Venezia, AA 2012/2013, CdL Magistrale Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali