«E’ veramente sorprendente che, a distanza di pochi mesi dalla definitiva ratifica del Protocollo trasporti della Convenzione delle Alpi da parte di tutti i membri e del consiglio dell’UE, ed a pochi giorni dallo scioglimento della Società Venezia-Monaco proprio a seguito di tale accordo, resusciti l’idea del collegamento Italia-Austria via Comelico».
Mario Zandonella Necca, sindaco di Comelico Superiore, affida ad una nota ufficiale la replica piccata all’articolo apparso ieri sul “Corriere delle Alpi” dal titolo “Un project per unire Veneto e Austria. In Regione la proposta di Fincosit, Maltauro e Mantovani per prolungare l’A27 lungo il Cadore. Schiaffo all’Alto Adige.” Stupore e indignazione che condivide con i colleghi di Pieve, Maria Antonia Ciotti, e di Santo Stefano , Alessandra Buzzo.
«Non eravamo al corrente di nulla», commenta quest’ultima con tono allarmato, «chiederemo immediatamente lumi per capirne qualcosa di più. Di certo si tratta di argomento delicatissimo, come ovvio, per l’ambiente. I nostri sono territori fragili, da tutelare».
«La nostra montagna ha bisogno di collegamenti migliori, nessuno lo nega», soggiunge Maria Antonia Ciotti, « ma senza nessuna opera cementizia. Mi chiedo come dovrebbe diventare il Comelico secondo questa ipotesi, di cui peraltro veniamo a sapere solo oggi».
«Del traforo del Cavallino si è molto parlato in questi ultimi 20 anni: un’ipotesi», prosegue Zandonella Necca, «da sempre contrastata dai Comuni diretti interessati sia sul versante italiano e sia su quello austriaco: se conosco un po’ cosa pensano i colleghi sindaci dell’OstTirol sul tema, credo proprio che diranno ‘nein’. E fa altresì specie sentire un ex sindaco (di Mareno di Piave, ndr) oggi promotore del progetto nella sua veste di parlamentare europeo (il riferimento è all’europarlamentare Pdl Antonio Cancian che ha definito il “collegamento necessario ma da condividere”, ndr), parlare di coinvolgimento delle comunità locali. Peccato che di queste intenzioni sue, della Mantovani, Grandi Lavori Fincosit SpA e di Maltauro non si sia saputo nulla fino all’articolo del “Corriere delle Alpi”: ma forse intendono coinvolgerci quando tutto è già pianificato…!».
Il timore espresso con estrema chiarezza, insomma, è quello che si voglia trasformare il Comelico in una via di transito, con danni ambientali ben comprensibili e nessun vantaggio in tema di turismo.
«Dice bene il giornale», continua il sindaco di Comelico Superiore, «che “a nessuno sfugge che si tratta semplicemente dell’ultimo tassello della Venezia Monaco…” che, estromessa definitivamente dalla porta principale dalla Convenzione delle Alpi, rientra dalla finestra sotto più dimesse spoglie di collegamento intervallivo: una superstrada è un’arteria importante: l’idea di aggirare i limiti della Convenzione delle Alpi definendo un’arteria del genere semplicemente un adeguamento ed un allargamento di una tratto intervallivo fa torto all’intelligenza di chi conosce le nostre valli e soprattutto di noi che ci viviamo. In questa proposta per altro si coglie un dato significativo ed insieme preoccupante: sono le grandi Società private che dettano l’agenda delle opere alla politica, attraverso un’azione di lobbing che passa sopra le teste della popolazione interessata: una cosa francamente inammissibile».
Al tirar delle somme, dunque, niente spazi di trattativa.
«Per quanto mi riguarda l’unico intervento serio per migliorare la viabilità interregionale sarebbe la realizzazione della seconda canna dei 4km della galleria del Comelico ed una seria sistemazione dei 20 km del tratto S. Stefano-Passo di Montecroce; ma per questi interventi non ci sono i soldi dei grandi finanziatori. In ogni caso contatterò subito i colleghi di Sesto, Sillian, della valle del Gail e della Lesachtal cui invierò l’articolo del giornale e concorderemo il da farsi».
Sulla stessa linea gli altri due sindaci interpellati.
« A noi interessa piuttosto», spiega Maria Antonia Ciotti, una sistemazione urgente e funzionale del tratto verso Cortina, perché qui si trova il vero imbuto. Si arriva a picchi di 400/500 automezzi al giorno che transitano a Tai, secondo i dati Anas. Ma servono comunque strade che si armonizzino con la montagna».
«Le comunicazioni stradali vanno bene, ma certo», chiude Alessandra Buzzo, «non possiamo trasformare il Comelico in una via di transito per chi deve andare velocemente da Monaco da Venezia».
Insomma questo progetto rischia di rappresentare sì uno schiaffo, ma non per l’Alto Adige, quanto piuttosto per il Comelico e il Cadore.
Corriere delle Alpi 22 settembre 2013