Nel passato la costruzione degli edifici civili e rurali avveniva grazie alla ricchezza dei boschi della Val Comelico. Ma dall’Ottocento le norme del Rifabbrico imposero che la costruzione avvenisse prevalentemente con l’utilizzo della pietra per scongiurare i numerosi incendi che devastavano i paesi. A Costalta, frazione di San Pietro di Cadore, si possono ancora vedere numerosi edifici in legno del periodo antecedente al Rifabbrico e l’idea di valorizzare questo antico patrimonio architettonico nacque negli anni Ottanta nell’ambito del “Comitato per il Museo della Cultura Alpina del Comelico” costituitosi per la tutela delle tradizioni locali. A Costalta l’idea si concretizzò valorizzando uno dei fabbricati storici più significativi destinandolo a museo dell’architettura rurale montana ed infatti il 27 dicembre 2008 è stato inaugurato il Museo Etnografico “Casa Àngiul Sai”.

La “Casa Àngiul Sai”, dal nome del suo ultimo proprietario, è un esempio significativo di architettura tradizionale della Val Comelico. La trave di colmo del tetto porta scritta la data 1858 10 mag LDM ma da alcuni indizi, come dal fatto che le travi rechino inciso all’esterno un numero romano, si può supporre che i materiali impiegati per la travatura dell’edificio fossero frutto, almeno in parte, di riutilizzo di edifici più antichi demoliti a causa dell’instabilità del terreno sul quale sorgevano. Le caratteristiche costruttive e la distribuzione dei vani della “Casa Àngiul Sai” sono un’importante testimonianza del modo di vivere fino alla metà del secolo scorso. Il fabbricato si sviluppamus cost3 su tre piani ed è diviso in due parti: la prima, con esposizione verso sud, è adibita ad abitazione; la seconda, con destinazione rurale, è situata nella parte nord e nel piano seminterrato. L’edificio presenta uno zoccolo in muratura risultante dal tamponamento di una sorta di palafitta di travi (braze) e ritti (colònde) che sostiene l’intera struttura lignea ed è costruito con la tecnica del Blockbau. Come in tutti i modelli arcaici di dimore del Comelico, anche in questo edificio si può notare la mancanza di condotti fumari: il fumo infatti veniva fatto uscire secondo diversi percorsi in modo da utilizzare il suo calore per riscaldare gli ambienti sovrastanti secondo il principio della Rauchstube diffuso nelle architetture popolari alpine. Questa costruzione rappresenta anche uno dei pochi esempi di abitazione con scale esterne e ballatoi lignei.

L’itinerario di visita al museo inizia al piano terra dove si possono osservare i locali della zona giorno destinati a cucina e tinello. La visita agli spazi interni viene introdotta da alcuni pannelli che descrivono le tecniche costruttive più diffuse nell’architettura tradizionale di montagna. I solai, i pavimenti e i muri sono tutti in legno e la casa è stata arredata con mobili e suppellettili che ricostruiscono un ambiente domestico degli inizi del Novecento. Nel corridoio d’ingresso (lòda), lastricato con piastre naturali di pietra, si trova la bocca del forno dove, dopo averlo adeguatamente riscaldato, vi si cuoceva il pane di segale o di orzo e si faceva il fuoco per scaldare il tinello. Su questo piano si può visitare la cucina (céda), dove si trova il focolare (arì), dalla quale si accede poi al tinello (stùa) arredato con la stufa in muratura (fórno) circondata da panchine (bànce) e sormontata da un’incastellatura lignea (sorafórno). Il forno originale è stato demolito e ricostruito prendendo a modello un’analoga struttura avente le medesime dimensioni ed esistente in un’altra abitazione del paese. La terza zona visitabile del piano è la stalla museo cos1(stàla) adibita a ricovero per i bovini specialmente d’inverno e nei periodi della nascita dei vitelli. Il vano conserva ancora la mangiatoia (cianà) dove venivano legate le mucche. Dal medesimo piano si sale per accedere al tabié che era destinato alla conservazione del fieno per il periodo invernale e diviso in due parti. La prima parte (èra), che rimaneva sempre libera per l’accesso ai ballatoi esterni e per la preparazione del foraggio per il bestiame, è pavimentata con travi squadrate ed ha le pareti sigillate tra una trave e l’altra. La seconda parte, che era destinata alla conservazione del foraggio raccolto, presenta una pavimentazione costituita da travi non squadrate e le travi delle pareti sono intervallate da una fessura che permetteva di arieggiare il fieno. Alle pareti del fienile sono appesi alcuni attrezzi da lavoro legati alla fienagione e un grande crocifisso, inoltre questo luogo viene anche utilizzato come spazio espositivo per mostre temporanee. La camera è situata al primo piano e si raggiungeva esternamente per mezzo della scala di servizio ancora presente. E’ stata arredata in modo essenziale: un letto ad una piazza e mezza con un materasso di paglia ed erbe secche con ai lati due comodini, un armadio ed un baule. Tramite le botole presenti sul pavimento il calore proveniente dal tinello, posto al piano inferiore, saliva e riscaldava la stanza. La cantina (ciànva) e il sottotetto (l mangòn) non sono visitabili. Nel l’autunno del 2013 sono state inaugurate delle postazioni multimediali che spiegano la struttura e dal 2001 la struttura ospita numerose mostre di pittura, scultura e fotografia a cura dell’Associazione CostaltArte.

Indirizzo: Via Stadoan 12, Costalta di Cadore
Contatti: tel. 0435 4604700435 460470
Sito Internet: www.casamuseoangiulsai.it
Informazioni: erichcasanova@mac.com
Orari: Apertura periodo estivo e su prenotazione
Ingresso Gratuito
Servizi: visite guidate, mostre
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Tratto dalla Tesi di Laurea Val Comelico, due proposte di sviluppo: la Rete Museale del Legno e la valorizzazione del Patrimonio Artistico di Marta De Zolt, Università Ca’ Foscari Venezia, AA 2012/2013, CdL Magistrale Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali