La Protezione civile non ha ancora lanciato l’allerta. Ma i movimenti di Enel e Terna lasciano intuire che nel Bellunese il rischio black out è ancora molto concreto. Nel fine settimana infatti sono previste le stesse condizioni meteo (neve umida e pesante) che hanno portato all’interruzione del servizio elettrico per giorni a Cortina e in Cadore lasciando quasi sessantamila persone senza luce e riscaldamento la notte di Santo Stefano. Ieri sera infatti sono state messe in allarme le task force di Enel e di Terna e sono stati preparati gli elicotteri e i gruppi elettrogeni che hanno permesso di tamponare il problema in occasione del blackout fino a quando le linee non sono state ripristinate del tutto. La situazione degli elettrodotti però è la stessa di una settimana fa. Il Bellunese è servito da due linee dell’alta tensione che hanno più di cinquant’anni e che non sono in grado di reggere l’impatto di un’eventuale caduta degli alberi che sono stati abbattuti solo fino a cinque metri di distanza dai tralicci. Il problema è che in montagna le piante sono molto più alte di cinque metri e a causa del peso della neve sono crollate sui cavi interrompendo la corrente.
Proprio per questo era nata una querelle tra i sindaci della zona e Terna su chi fosse il responsabile del mancato taglio degli alberi pericolanti. Inizialmente i primi cittadini avevano accusato il gestore che aveva ribattuto punto per punto sottolineando che la sua competenza è nel confine del cosiddetto corridoio elettrico di cinque metri per lato. «Ora è necessario aumentare le fasce di asservimento dei corridoi elettrici in tempi stretti – si legge in una nota del ministero dello Sviluppo economico – per evitare eventuali disservizi causati dalla caduta degli alberi sulle linee elettriche aeree». Si deduce dunque che per il ministero – che ha ospitato un tavolo tecnico tra il titolare del dicastero Flavio Zanonato, i vertici di Enel e Terna, il prefetto di Belluno e alcuni rappresentanti della Regione Veneto – le responsabilità dello scorso blackout vadano ricercate nel fatto che i sindaci non hanno agito per tempo con il taglio degli alberi. Una linea in netto contrasto con il presidente della Regione Luca Zaia che a caldo aveva dichiarato di volersi schierare con i primi cittadini che nei giorni scorsi hanno minacciato una class action verso i gestori della rete elettrica (Terna ed Enel).
Che il taglio degli alberi non sia stato portato a termine a causa delle ristrettezze dovute al Patto di stabilità o alla diminuzione dei trasferimenti statali verso i Comuni comunque oggi importa poco. La lettera inviata da Zaia a Zanonato in cui si chiede di «smetterla con lo scaricabarile» e di «accertare al più presto le responsabilità per il blackout di Santo Stefano per permettere al Veneto di indirizzare una richiesta di danni» è stata accantonata durante l’incontro per discutere la strategia da adottare immediatamente per evitare il ripetersi di incidenti. «Il ministero valuterà la possibilità di un’estensione delle utenze obbligatorie per i gruppi di continuità al fine di garantire una sempre maggiore sicurezza per i cittadini e per le imprese », continua la nota, senza specificare se l’eventuale acquisto di accumulatori sarà a carico dei privati o delle comunità locali (in entrambi i casi basta una legge ad hoc). L’unica soluzione per evitare il ripetersi di blackout però è il rafforzamento delle linee esistenti o la sostituzione con un nuovo elettrodotto dell’alta tensione in discussione dal 2009. «Sono necessari interventi di rafforzamento strutturale della rete di trasmissione anche incrementandone la magliatura (cioé i collegamenti su cui è possibile deviare la corrente in caso di guasto) e di distribuzione», conclude la nota del ministero assicurando che sarà costantemente monitorata la situazione. Su richiesta del prefetto di Belluno infine saranno migliorati i piani di coordinamento per gli interventi sul territorio attraverso il potenziamento del sistema di comunicazioni. A causa del blackout infatti molte aree sono rimaste senza la copertura telefonica e così è accaduto anche per il soccorso alpino e la protezione civile.
Fonte: Corrieredelveneto.it