In questo articolo parleremo dell’architettura rurale –ceda e tabiè– facendo rifermento alla vallata del Comelico. Per una panoramica più ampia su tutto il Cadore e per un approfondimento vi segnaliamo questa dispensa sfogliabile e scaricabile

L‘architettura rurale dei secoli scorsi in Comelico è caratterizzata dall’uso del legno e dal sistema costruttivo detto a blockbau: tronchi o travi sovrapposti orizzontalmente fino a formare delle pareti; l’aggancio è ottenuto agli angoli dove vengono ricavate delle connessioni che permettono l’incasso e l’irrigidimento della struttura.

Con l’avvento del Rifabbrico (XIX secolo), ovvero la normativa che imponeva l’uso della pietra nell’edilizia per ridurre il rischio di incendi che devastavano i paesi quasi tutti fabbricati in legno, in Comelico sono venute meno le dimore lignee anche se in alcune zone si possono vedere ancora degli esempi. Il paese di Costalta, per motivazioni legate al terreno su cui sorge, ha continuato a costruire con questo materiale anche dopo l’entrata in vigore del Rifabbrico e ad oggi si possono ammirare una trentina di abitazioni e visitarne una all’interno, la Casa Museo “Angiul Sài”.

Le costruzioni rurali in vallata possono essere condotte a due tipologie: quelle coincidenti con la dimora abitativa che troviamo nei paesi (ceda) e quella dei cosiddetti tabiè che, sparsi lungo i prati e sui pendii, caratterizzano il panorama della vallata.

La ceda è la costruzione che si trova nei centri abitati e può essere unifamiliare o plurifamiliare e prima del Rifabbrico era costruita tutta in legno. Al piano terra troviamo la cucina, il soggiorno (stua) e ai piani superiori le camere. Il corridoio divide in due la casa.

I tabiè sono degli edifici decentrati rispetto al villaggio e l’alto numero di queste costruzioni caratterizza il Comelico. La motivazione è legata a fattori morfologici: queste costruzioni venivano utilizzate per il deposito del fieno e in Val Comelico il dislivello fra paesi e prati falciabili è ampio e quindi, per evitare gravosi trasporti di fieno e letame, venivano costruiti lontano dalle abitazioni ma più vicini ai prati. I tabiè inoltre venivano utilizzati anche in primavera e in autunno per il ricovero dei bovini che pascolavano ad una quota bassa. Di questo tipo ce ne sono molti in Val Visdende che, priva di dimore permanenti, vedeva i suoi tabiè abitati da maggio a ottobre. I modelli più antichi sono costituiti a tronchi grezzi con il sistema blockbau e avevano un ballatoio ligneo esterno. I tabiè che si vedono ancora oggi sono formati da due o più stalle in muratura al piano terra e al piano superiore, che è in legno, troviamo gli spazi per il fieno e uno spazio comune detto erà dove un tempo si battevano i cereali. Molto spesso si possono vedere anche costruzioni che prevedono la ciasa e il tabiè in un unico edificio dove la parte destinata al fieno e agli animali era sistemata a nord e quella abitativa a sud. Nel paese di Dosoledo, posizionati ad ovest, si possono vedere 11 fienili in fila che sono il risultato del Rifabbrico che obbligò la costruzione di questi edifici al di fuori dell’abitato.