Prendiamo il Cadore. Oggi sulle carte geografiche nemmeno appare. Eppure il Cadore esiste, come molte altre subregioni cui la storia non ha permesso di finire sugli atlanti (…) Territori che hanno una loro riconoscibilità anche senza una reale cittadinanza nello spazio politico. Sono le cosiddette “regioni storiche” che vivono grazie alla consapevolezza del proprio passato (…)
Non occorrono confini scritti sulle cartine, o le verità di discipline infallibili: uno spazio geografico diventa tale anche solo se gli diamo un senso. Il Cadore è lì a dimostrarcelo.”

E’ con questo editoriale, firmato Marco Albino Ferrari, che si apre il numero 70 di Meridiani Montagne (settembre 2014), rivista monografica bimestrale di montagna e di cultura alpina, leader assoluta nel mercato dei periodici di settore. L’uscita è dedicata interamente alle Dolomiti del Cadore, con oltre 140 pagine di articoli interessanti, approfondimenti, mini-guide e cartine.

Un’ottima vetrina per il Cadore e le nostre montagne, che finalmente iniziano ad essere valorizzate come meritano.

Anche noi siamo stati contattati dalla redazione della rivista e abbiamo preso parte al reportage “Un confine sottilissimo” di Valentina Scaglia, che a pagina 49 scrive: “Una voce che ci tengo ad ascoltare è quella di Matteo Gracis. Ha 30 anni e si occupa del portale www.nuovocadore.it, quindi un crocevia di notizie sulle vallate cadorine. Soprattutto, ha scelto di tornare a vivere a Tai dopo cinque anni a Milano. <<La qualità della vita qui è altissima. Il lato negativo è che l’industria dell’occhiale ha sostenuto l’economia fino a qualche anno fa, ma ci ha impedito di imparare a fare turismo. Ora va promosso il nostro lato delle Dolomiti. Abbiamo un potenziale formidabile per il turismo sostenibile, ma i comuni non hanno la voce “turismo” nei bilanci. Servono progetti unitari.>>

Pesa la debolezza dei trasporti. <<Siamo tagliati fuori, arrivare in treno da Venezia è un’impresa. La ferrovia è interrotta dopo Belluno. Lavori interminabili. Invece di rinnovarla, ci propongono il prolungamento dell’autostrada.>>
Orario alla mano, per arrivare da Venezia ci vogliono da tre a quattro ore, due cambi e un tratto in bus. Ma il depotenziamento delle strade ferrate è iniziato negli anni Sessanta, quando è stata soppressa la linea tra Dobbiaco, Cortina e Calalzo. Oggi sarebbe un polo di attrazione primario. Matteo, implacabile, ci elenca altri mali, molti comuni ad altre zone delle Alpi, come le scarse opportunità di studio. <<Un giovane è obbligato ad andarsene. Chi non esce ma dalla sua valle ha un limite: non vedere l’orizzonte. Ma se accumula esperienze e ha l’idea giusta, può tornare alla montagna con una carta in più.>>

Vorremmo scrivere qualche segnale positivo. <<In questi giorni è arrivato l’ok alla balneabilità del Lago del Centro Cadore, fondamentale per gli sport acquatici. La pista ciclabile delle Dolomiti che corre lungo l’antica linea ferroviaria smantellata, sta vivendo un notevole successo. C’è fame di informazioni e per la prima volta ci si sforza di collegare – anche nella comunicazione – le località, i rifugi, gli itinerari escursionistici e culturali>>.

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