Il 15 dicembre lo studio legale dell’avvocato Rocco Bianco ha inviato, a nome dei Comuni compresi nell’Unione Montana del Centro Cadore, un documento di 24 pagine all’Autorità di Bacino e al dipartimento Difesa del suolo della Regione Veneto, al presidente della Provincia di Belluno e per conoscenza alla Fondazione Dolomiti Unesco.
Il documento contiene le osservazioni e i contributi all’atto preliminare del progetto di aggiornamento del piano di gestione del Distretto idrografico delle Alpi Orientali, che sarà discusso a Venezia.
La novità più significativa e politicamente importante del documento, sta nella constatazione che in questa occasione ai comuni che si affacciano al lago di Pieve di Cadore (Pieve, Calalzo, Domegge, Lozzo, Lorenzago e Vigo) si sono aggiunti anche Auronzo e Perarolo, riconoscendo così che il problema della laminazione e dei danni ambientali dovuti alle variazioni del livello del lago, non riguardano solo quelli che sono bagnati dalle sue acque, ma anche quelli che ne subiscono danni indotti, com’è appunto il caso di Auronzo e Perarolo.
«Si tratta di un fatto rilevante – spiega il sindaco di Pieve di Cadore, Maria Antonia Ciotti – che comporterà un maggior peso politico nei rapporti con gli organi regionali. D’altra parte, anche questi due comuni sono pesantemente danneggiati sotto l’aspetto turistico, perché l’immagine che è fornita dal lago comporta una valorizzazione anche del loro territorio, quando è pieno e un impatto negativo, quando è semivuoto».
Per quanto riguarda il contenuto del documento, l’avvocato Bianco, dopo aver ricostruito passo passo la storia che ha visto nascere i laghi della Provincia di Belluno ed in particolare quelli cadorini, si è richiamato espressamente ad un testo di legge che parla della fruizione turistica degli invasi artificiali della montagna bellunese: «Realizzati nei primi decenni del secolo scorso per finalità di produzione di energia elettrica e in parte per irrigazione, scrive l’avvocato, gli invasi artificiali bellunesi hanno assunto degli ultimi anni, di pari passo con lo sviluppo della vocazione turistica delle aree rivierasche, una indiscutibile valenza paesaggistica ed ambientale. Sono pertanto sempre più pressanti da parte delle Comunità locali le richieste intese a mantenere quanto più possibile costante e sopra determinate quote il livello degli invasi nei periodi interessati dal turismo. Per questo le comunità locali che guardano al lago di Pieve di Cadore, da tempo invocano per il proprio bacino il mantenimento nel periodo estivo di quote non inferiori a 679,5 metri sul livello del mare». A chiusura del documento l’avvocato Bianco scrive che «non resta che auspicare una attenta e positiva valutazione, nella prospettiva di una fattiva collaborazione tra tutte le autorità preposte al fine di pervenire a soluzioni eque e che tengano in debito conto non solo gli interessi delle Comunità locali, ma anche il pieno rispetto dei principi e delle norme regolanti la complessa materia paesaggistica e ambientale, entrambi da troppo tempo, non adeguatamente considerati».
Corriere delle Alpi