Alla fine del mese di settembre è stato legalmente costituito un comitato civico denominato “Comitato per il futuro di Perarolo di Cadore”. Promotori sono i cittadini e i portatori di interesse verso il paese che hanno sentito la necessità di costituirsi per far sentire il loro parere nei confronti di alcuni cruciali problemi con i quali convivono da decenni; primo fra tutti il movimento franoso della “Busa del Cristo”.
Tiziana Mascolo, eletta Presidente, spiega: “nel novembre 2014 la Regione del Veneto ha presentato alla popolazione, per sommi capi e molto velocemente, un progetto preliminare che prevede la realizzazione di un imponente argine con funzione di protezione dell’abitato dalla eventuale discesa di materiale dal versante in frana e possibile conseguente esondazione del torrente Boite. Questo progetto nasce da un assunto che sembra irremovibile da parte della Regione del Veneto: non intervenire sul corpo di frana ma solamente in alveo con elementi di difesa passiva (l’argine). Nei mesi successivi, come cittadini, anche a seguito della disponibilità manifestata dall’allora Consigliere Regionale Matteo Toscani ad aprire un tavolo tecnico, abbiamo presentato un’alternativa progettuale volta invece a risolvere il problema alla radice, cioè a stabilizzare la frana. Questo secondo progetto, che è stato sviluppato da un team di tecnici titolati nel campo degli interventi su corpi di frana, avrebbe un effetto benefico sulla causa e costerebbe addirittura assai meno. Questo gruppo di progetto è del parere che si possa decisamente intervenire sul versante e stabilizzarlo. Uno di loro, l’ing. Armando Mammino della S.I.GE.S. Srl, ha appena concluso positivamente, proprio a Perarolo, l’importante sistemazione del versante opposto alla Busa del Cristo, dove ha sede la linea ferroviaria”. Purtroppo però, finora, non è stato possibile avviare nessun colloquio con la Regione per dialogare sul tema e confrontare le soluzioni.
L’attenzione sul movimento franoso è aumentata dall’autunno del 2000, quando, a causa delle forti piogge che in quel periodo causarono una vera alluvione in tutta la provincia di Belluno, dal versante in frana si staccò del materiale che ostruì per alcuni minuti l’alveo del Boite. “E’ evidente che, da quell’autunno, sembra essersi rotto un equilibrio e la situazione della frana è peggiorata da come essa si è comportata dall’inizio del ‘900, le acque presenti nel versante sono da allora molto più copiose e deteriorano sempre più la stabilità dello stesso. Non capiamo, come popolazione che conosce quel fenomeno da oltre cent’anni” spiega sempre la Presidente Mascolo “come non si sia ancora provveduto all’impermeabilizzazione del versante e al drenaggio dell’acqua, come si è fatto sia all’inizio del 900, sia da parte delle Ferrovie dello Stato nell’immediato secondo dopoguerra. I cunincoli drenanti realizzati dalle FFSS sono ancora in sede e potrebbero essere rimessi in funzione apportando già così un notevole contributo positivo al fenomeno”.
Il Comitato, illustra la neo Presidente, non vuole porsi in una posizione antitetica, né polemizzare. L’obiettivo è quello di stimolare e favorire il dialogo tra i tecnici e tra gli Enti pubblici e la popolazione che vive da anni in una situazione ingiustamente angosciosa, senza risposte e senza intravvedere prospettive future. ll dialogo per la ricerca della migliore soluzione è la condizione fondamentale per costruire il futuro di Perarolo, che col progetto proposto dalla Regione, non ne ha. Da qui il nome “Comitato per il futuro di Perarolo di Cadore”.