All’ospedale di Pieve di Cadore la direzione strategica dell’Usl 1 ha deciso di chiudere il punto nascite a partire da giovedì 27 ottobre 2016. Tutti i parti, sia naturali che chirurgici, e le emergenze dovranno essere gestite a Belluno. Una decisione dettata dalle difficoltà dell’Usl 1 a reperire ginecologi.
Già ai primi di settembre, il direttore generale Adriano Rasi Caldogno, di concerto con il direttore sanitario Giovanni Pittoni, aveva dovuto ridurre l’attività del punto nascite cadorino per la carenza di medici. Il mese scorso era stato deciso di mantenere l’attività soltanto in orario diurno, dalle 8 alle 20, garantendo la reperibilità di un medico nelle ore serali e notturne (cioè dalle 20 alle 8). Ora, però, neanche questa soluzione potrà essere sostenuta. «A metà ottobre, purtroppo, altri due ginecologi se ne sono andati e così non ci è più possibile tenere aperto il reparto di Pieve di Cadore», sottolinea il direttore sanitario Pittoni.
D’altro canto, le difficoltà cominciano a minare anche l’attività dell’Unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Belluno, chiamata a gestire i propri turni con soli otto medici a disposizione, compreso il primario. Non potendo quindi più spostare il personale del San Martino a Pieve, l’Usl 1 ha dovuto arrendersi.
Il direttore sanitario dichiara che «Si tratta di un provvedimento provvisorio, in attesa che si concluda il concorso indetto: le prove si terranno il 2 e 3 novembre. Abbiamo già una trentina di candidati e con l’autorizzazione da parte della Regione Veneto di assumere sette ginecologi. Se tutto dovesse filare via liscio, entro un mese potremo far ripartire l’attività in Cadore».