Fanno scalpore i dati che fotografano la situazione bellunese del gioco d’azzardo. La nostra provincia è al secondo posto in Veneto per quanto riguarda l’emergenza ludopatie. Proprio nei giorni scorsi si è appreso che nell’ultimo anno, in provincia di Belluno, si è giocato d’azzardo ben 260 milioni di euro. Una cifra consistente che suddivisa per il numero dei residenti maggiorenni significa 1258 euro a testa. In Cadore si sfiorano di poco i 1000 euro. Una enormità di denaro che coinvolge rovinosamente individui e famiglie.
L’Associazione Libera, che alle ludopatie sta dedicando molta attenzione, ha attivato un osservatorio anche in Cadore e a Cortina d’Ampezzo. I dati sono veramente allarmanti. I giocatori sono in aumento e cresce esponenzialmente il numero dei dipendenti. E proprio dal rapporto di Libera emerge che soltanto i Comuni di Borca e di Vigo non hanno locali con giochi d’azzardo.
Due situazioni rare dal momento che negli altri comuni la pratica dell’azzardo sta dilagando anche perché nei locali dove sono installate le slot è possibile trovare i gratta e vinci e altri giochi telematici. In Cadore c’è uno di questi locali ogni 510 abitanti mentre Cortina d’Ampezzo ne possiede uno ogni 846. Nel resto della Provincia di Belluno si registra un locale ogni 480.
Dopo aver organizzato due incontri dal titolo “Quando il gioco non è più gioco”, tenuti a Tai e a San Pietro, finalizzati a sensibilizzare la popolazione, l’attenzione di Libera per il 2018 punta sulla Valle del Boite e Cortina d’Ampezzo. Per fare questo il “Presidio di Libera Cadore Barbara Rizzo” filiazione dell’associazione nazionale di don Luigi Ciotti, ha tenuto sotto osservazione per più di due anni, attraverso il gruppo di lavoro che si occupa di dipendenze, sempre in collegamento con Serd di Auronzo, l’evoluzione del problema.
Una iniziativa intrapresa per arginare un fenomeno è la limitazione degli orari di accesso ai bar e alle sale dov’è possibile giocare. La realizzazione dell’iniziativa passa attraverso delibere comunali. Longarone e Calalzo hanno intrapreso questa strada per primi. E una vera e propria promozione affinché i 22 Comuni che la compongono seguano il loro esempio è stata attivata dalla Magnifica Comunità di Cadore che è membro di Libera Cadore.
Anche le disposizioni riguardanti le distanze dei locali con giochi d’azzardo dalle scuole e dai luoghi frequentati abitualmente dai minori, come parchi gioco e oratori rappresentano un altro accorgimento strategico. Anche gli incontri informativi sono importanti. Recentemente ne sono stati organizzati due: uno a San Pietro di Cadore e uno a Tai. Peccato che i partecipanti siano sempre pochi e per la maggior parte siano operatori del settore e non giocatori dipendenti o loro familiari.
Tra le proposte emerse nel corso degli ultimi incontri organizzati da Libera è emersa quella di interessare anche le associazioni presenti sul territori. Intanto grazie alla disponibilità delle radio locali stanno prendendo piede le trasmissioni radiofoniche che affrontano l’argomento.
“La radio – è il commento unanime di molti volontari impegnati sul campo – si ascolta anche quando si lavora negli uffici e nelle fabbriche: è però necessario che il messaggio che si vuole fare arrivare alle persone interessate sia semplice, immediato e ripetuto insistentemente, quasi come la pubblicità”.
Nelle prossime riunioni di Libera l’idea sarà sviluppata meglio e concretizzata. Nello stesso tempo è stata però avanzata la richiesta ai comuni che convincano, approvando delibere apposite, i gestori dei locali, specialmente dei bar, a rifiutare al loro interno l’installazione delle <slot machine>, a vendere gratta e vinci o praticare altre forme di gioco d’azzardo.
Una proposta che sembra facile, ma che invece non lo è perché molti bar restano aperti solo perché il gioco li aiuta a pagare le spese. Per favorire la soluzione di questo problema potrebbe essere chiamata in soccorso la legge sui piccoli comuni – chiamata legge Letta– approvata meno di un anno fa, con lo scopo di migliorare la vita dei cittadini nei piccoli centri attraverso la quale contribuire al sostentamento dei bar che eliminerebbero ogni tipo di gioco d’azzardo. La sanità pubblica ne trarrebbe senz’altro molti vantaggi.
Articolo tratto da IL CADORE n.4-2018
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