È stata inaugurata sabato 2 giugno la seconda edizione della “Biennale Arte Dolomiti” realizzata nei locali dell’ex caserma del Monte Rite sopra Cibiana di Cadore. A tagliare il nastro c’era anche l’alpinista Reinold Messner che sul Monte Rite fa, un po’, la parte del padrone di casa avendolo scelto come sede di uno dei suoi musei dedicati alla montagna.
Tornando alla Biennale Arte Dolomiti c’è da dire che si tratta di un evento che ha già richiamato molto interesse grazie anche al superlativo ed emozionante scenario che si apre tutt’intorno con il Pelmo e l’Antelao in primo piano. La rassegna, che è stata aperta dal concerto del soprano Dominika Zamara accompagnata dal maestro Franco Moro, si concluderà il 16 settembre.
“Dopo il grande successo della prima Biennale Arte Dolomiti 2016 – spiega la curatrice dell’iniziativa Paivi Tirkkonen – che, lo ricordiamo, ha visto esporre 46 artisti in rappresentanza di tutti i 5 continenti ed è stata visitata da più di 4.000 persone, l’Associazione Culturale Biennale Arte, che organizza l’evento, ha voluto proporre questa seconda avente per tema “Rosengarten: Il giardino delle rose 2018”.
La manifestazione, che è stata resa possibile grazie alla collaborazione del Comune di Cibiana, ha il patrocinio della Regione Veneto e della Provincia di Belluno. Il salto di qualità registrabile in questa seconda edizione della Biennale è riscontrabile scorrendo i curatori professionisti, gli specialisti d’arte e i consulenti coinvolti che provengono da vari paesi d’Europa, d’Asia e delle Americhe”.
La Caserma costruita pensando alla guerra è diventa, ad un secolo di distanza, luogo di aggregazione culturale, al di là di ogni confine. Un interloquire tra le forme d’arte e la natura incontaminata che sembrano comunicare tra loro: la natura è sempre fonte d’ispirazione sia quando è incontaminata che quando è ferita dalle armi o dagli abusi dell’uomo.
“Il pensiero è di unire Arte, Cultura e Natura in una esposizione internazionale – sostiene Paivi Hannele Tirkkonen – proprio sulle Dolomiti che sono state teatro della Grande Guerra, come inno all’amore. L’arte permette di dare spazio alla libertà, alle idee, alla propria sensibilità: tutti aspetti che sono in antitesi alla violenza, alla sopraffazione, al conflitto. Questo evento vuole rappresentare una sfida, oltre ché un impegno, per affermare che con la tenacia e la forza degli ideali è possibile superare le ostilità e le forzature di una società abbacinata dai miti del successo economico”.
A differenza della prima edizione, non c’è lo spazio espositivo nel Taulà dei bos, che è stato riservato a centro logistico della Biennale. Le opere esposte sono di 50 artisti provenienti da 23 nazioni. Tra questi ci sono anche due cadorini: Franco Oliveri (Frol), con le sue opere fotografiche, e la pittrice Renata Olivotti.
Articolo tratto da IL CADORE n.7-2018
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