“Sono convinto che la Magnifica Comunità sia ancora un simbolo forte dell’unità e dell’identità cadorina: un ente che affonda le sue radici nella storia e nelle esperienze di autogoverno di questo territorio e che può continuare avere un ruolo forte anche per il suo futuro.” Il presidente Renzo Bortolot non ha dubbi sull’attualità della Magnifica Comunità. Lo abbiamo intervistato, ad un anno dalla conclusione del suo mandato, per fare un primo bilancio sui progetti realizzati e su quelli intrapresi e proiettati verso il futuro.

“Sono convinto che la Magnifica Comunità sia ancora un simbolo forte dell’unità e dell’identità cadorina: un ente che affonda le sue radici nella storia e nelle esperienze di autogoverno di questo territorio e che può continuare avere un ruolo forte anche per il futuro.”

Renzo Bortolot non ha dubbi sull’attualità della Magnifica Comunità. E scandisce, con l’orgoglio di chi la presiede e la guida, i valori che stanno alla base della sua azione, la qualità delle sue iniziative e lo sforzo ad intraprendere con lungimiranza ogni sua scelta. E aggiunge: “Il fatto che ancora oggi i cadorini si riconoscano in essa e nei valori espressi dal suo Statuto, il rappresentare un punto di riferimento delle realtà istituzionali e sociali del Cadore, la capacità di proporsi come sede del confronto e del dibattito sulle problematiche comuni del nostro territorio e sulle possibili soluzioni condivise, sono tutte qualità che testimoniano il suo essere viva anche nel presente.”

E a riprova di quanto sostiene il presidente della Magnifica Comunità Renzo Bortolot è sufficiente pensare che i quasi sette secoli di vita di questa storica Istituzione, che sono passati anche attraverso la soppressione voluta da Napoleone e la sua ricostituzione a fine Ottocento, dimostrano la sua capacità di adattamento ai numerosi cambiamenti avvenuti in questo lungo periodo.

Caro Bortolot, tra un anno finirà il suo mandato di presidente della Magnifica Comunità di Cadore. E siccome un anno passa in fretta, questo è il momento propizio per fare un primo bilancio del suo e dell’operato dell’ente comunitario. Non le pare? Anche perché sotto la sua guida la Magnifica si è data il ruolo di promotore di tante occasioni di aggregazione istituzionale, di sollecitatore al “far squadra” e poi di tanta divulgazione culturale. Le note positive non mancano di sicuro.
“Credo che in questi anni la Magnifica Comunità si sia adoperata molto per alimentare lo spirito unitario del Cadore, per far squadra, per portare avanti progetti comuni. E qualche risultato s’è visto. Sono sicuramente aumentati gli incontri con i sindaci, le associazioni di volontariato, i rappresentanti degli operatori economici e dei soggetti impegnati nel sociale e qualche iniziativa condivisa è stata realizzata. Certo, se pensiamo agli illustri cadorini che da metà Ottocento sono riusciti a risvegliare l’orgoglio di una appartenenza per arrivare alla ricostituzione della Magnifica Comunità nel 1875 abbiamo ancora molta strada da percorrere, insieme. Passando alla cultura invece i risultati sono stati notevoli. Penso alla realizzazione della Rete museale Cadore-Dolomiti che vede la collaborazione di nove realtà museali del nostro territorio. Penso al completamento della sala espositiva all’ultimo piano Palazzo della Magnifica che ha consentito negli ultimi anni di realizzare importanti mostre e poi alla sistemazione del Museo archeologico cadorino (MARC) con l’apertura dello stesso anche ad esposizioni di artisti contemporanei; l’utilizzo di Casa Tiziano per l’esposizione temporanea di importanti opere vecelliane; la catalogazione dei beni storico-artistici dei Comuni cadorini che ci ha permesso di censire oltre mille opere, spesso sconosciute o dimenticate; ma, soprattutto, l’organizzazione di tante manifestazioni, mostre e concerti, su tutto il territorio cadorino, anche in collaborazione con Comuni, associazioni ed altri enti che si occupano di cultura e non solo. Buona parte di questi successi devono essere attribuiti all’implementazione del personale dell’ente con l’individuazione anche di figure chiave e professionalmente molto preparate. Il loro impegno ci ha permesso di realizzare molte attività, anche in campo culturale, che prima non sarebbero state possibili. La più grande è dunque quella di essere riusciti a mettere insieme una squadra vincente che garantirà alla Magnifica un’ampia capacità di azione anche in futuro, indipendentemente dagli amministratori che seguiranno. Penso al segretario Marco Genova, che coordina l’attività degli uffici e penso ai tre dipendenti a tempo pieno che garantiscono la piena operatività dell’ente: Annalisa Santato, Armanna De Martin e al responsabile dei Musei e delle attività culturali, Matteo Da Deppo. Ma non posso non pensare con gratitudine anche ai tanti volontari e collaboratori tra i quali il responsabile dell’Archivio storico, Antonio Genova e quello del patrimonio, Gianluigi d’Andrea.”

Lei non ce l’ha detto ma sappiamo che è proprio faticoso far squadra in Cadore. Sappiamo che i campanili riescono ancora, troppo spesso, ad adombrare l’opportunità strategica di agire insieme. Alla luce dell’esperienza di questi anni, cosa crede si possa fare fare per puntare concretamente all’unità del Cadore?
“Mi sembra che l’individualismo, personale ma anche delle istituzioni, oggi sia dominante nella nostra società e non solo in Cadore. E questo non aiuta, specie qui dove l’isolamento, non solo fisico ma anche mentale, è un po’ connaturato nella montagna e nei suoi abitanti. Credo sia indispensabile riuscire ad effettuare un cambiamento culturale per considerare i monti ed i campanili non più come barriere che coprono l’orizzonte bensì come stimolo ad alzare lo sguardo al di sopra e al di là di essi per ricercare quello che ci unisce anziché vedere solo quello che, apparentemente, ci divide. Io che provengo dal più piccolo Comune del Cadore, orgoglioso della sua identità ed autonomia comunale, sono anche tra i più convinti sostenitori della necessità di collaborare, condividere scelte e strategie, fare insomma Comunità e spero di essere riuscito a trasmettere un po’ di questo spirito ai miei colleghi e ai cadorini. Anche qui ci può venire in aiuto la conoscenza del passato quando le montagne non erano considerate confini – idea che si è affermata con gli stati nazionali – bensì delle cerniere tra territori, dei luoghi di scambio tra popoli e dove c’è stata la capacità di chi ci ha preceduto di immaginare un sistema di autogoverno che partiva si dalle Regole che si occupavano della gestione locale ma arrivava al Consiglio della Magnifica Comunità che aveva uno Statuto sovraordinato e aveva la capacità di rappresentare un territorio ed un popolo unito nei confronti dell’esterno riuscendo anche a dialogare e a farsi rispettare dalla Serenissima.

Quali altre iniziative ha in cantiere prima della fine del suo mandato?
“Abbiamo in corso due importanti progetti Interreg che contiamo di portare a compimento entro il prossimo anno: il primo riguarda la messa a norma, dal punto di vista della sicurezza, della torre e del nostro storico palazzo (che vede come partner il Comune di Feltre eun’associazione dei Comuni austriaci dell’Ost Tirol) ed il secondo, relativo invece all’archeologia, che prevede lo spostamento nel Museo MARC del grande mosaico romano che oggi si trova seminascosto nell’androne di ingresso del palazzo, insieme ad alcune attività di scambio con il Museo romano di S. Lorenzo di Sebato e con quello di Aguntum in Austria. Tra le iniziative che mi piacerebbe almeno avviare vi è senz’altro la riqualificazione della Casa natale di Tiziano rendendo anche accessibile ai disabili il primo piano e la realizzazione di un Museo dell’arte cadorina del Novecento che ci permetta di rendere fruibili al pubblico le oltre cento opere che fanno parte della pinacoteca della Magnifica, oggi conservate in un deposito per mancanza di spazi. Naturalmente una delle priorità è anche la riapertura del Caffè Tiziano per il quale sono fiducioso riusciremo a trovare una soluzione a breve.”

Cosa ne sarà della Magnifica Comunità di Cadore in futuro?
“Il mio desiderio è che continui ad essere il simbolo unitario del Cadore e dei cadorini. E che tornasse ad essere anche uno dei motori dello sviluppo socioeconomico del Cadore.”

 

Articolo tratto da IL CADORE n.9-2018


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