Vigili del fuoco e soccorso alpino al lavoro con sub, scanner, elicottero
Scomparsi nel nulla, forse nel lago di Centro Cadore. Due giovani di Domegge, Stefano Fedon, 22 anni e Frank Ernesto Chavez (nella foto), 23, erano usciti di casa mercoledì sera. Ieri li hanno cercati vigili del fuoco con mezzi speciali, il Soccorso alpino, il Suem con l’elicottero: nessuna traccia. L’allarme, dalla cugina di Stefano, Erika Da Vià, alle 22.15 di giovedì con la segnalazione alla Polfer. Si riteneva che i due ragazzi fossero andati in treno fino a Padova dal fratello. Ma, a parte la ferrovia chiusa, gli operatori di polizia in servizio non avevano memoria di aver intravisto nel piazzale stazione i due giovani, magari salire a bordo di un pullman sostitutivo dei treni. La Polfer di Calalzo ha quindi girato l’allarme per le ricerche. Altra segnalazione a Mario Meneghin, del soccorso alpino di Domegge: ricerche al via ieri mattina.
Nello stesso tempo, anche i titolari del Panificio Siciliano di Domegge, dove Ernesto Chavez lavora, non avendolo visto rientrare per la panificazione notturna dopo un breve periodo di riposo e conoscendolo come persona rispettosa dell’orario di lavoro, si erano allarmati ed avevano a loro volta lanciato l’allarme. Le ricerche si sono subito sviluppate in più direzioni e i sommozzatori dei vigili del fuoco ieri hanno scandagliato il lago del Centro Cadore con barche munite di scanner per monitorare il lago dalla superficie, mentre i volontari del soccorso alpino di Domegge, Centro e Pieve di Cadore hanno perlustrato strade e sentieri attorno all’abitato e verificato l’eventuale presenza di bivacchi, mentre l’elicottero del Suem effettuava ricognizioni dall’alto. In campo anche le unità cinofile, carabinieri e un gruppo di volontari che conoscono i due giovani.
Tutto è iniziato mercoledì sera, quando i due giovani, da qualche tempo amici, hanno annunciato che volevano fare la traversata del lago del Centro Cadore con la canoa. Secondo alcune persone che li hanno visti subito dopo cena, verso le 22,30 al Parco di Vallesella, i due giovani sono apparsi molto allegri, anche se non si potevano definire ubriachi. Qui, come spiega Vincenzo Da Vinchie, figlio della titolare della darsena dove si noleggiano le barche per la pesca, «hanno chiesto in affitto due canoe. Data l’ora, la risposta è stata negativa, ma durante la notte, quando non c’era più nessuno che potesse controllare, possono averle prese di nascosto, senza il nostro consenso». Ad accorgersi della sparizione delle due imbarcazioni ieri mattina, è stato il responsabile della darsena, che ha trovato al posto delle canoe alcune bottiglie di birra ancora piene. Per questo tutti pensano che siano scomparsi nel lago. Le due canoe, infatti, sono state trovate rovesciate ieri mattina, sulla sponda del lago opposta a quella della darsena: una a destra e l’altra a sinistra dei piloni del ponte. Ma sulle sponde del lago, che durante la notte si era abbassato di circa 3 metri di livello, non è stata ravvisata impronta di piede o segno di attracco. Un brutto presagio che fa pensare a molti che le barche siano arrivate in quel luogo solo grazie alla corrente del Piave: ma è possibile se la forte corrente trascina verso la diga?
Le ricerche sono proseguite e si ricomincia oggi. Intanto, dopo che il Soccorso Alpino ha esplorato tutta la montagna verso gli Spalti di Toro, ispezionando tutti i fienili e i bivacchi, sono proseguite e proseguono oggi le ricerche nel lago con barche dei vigili del fuoco particolarmente attrezzate: una da Venezia con uno scanner, l’altra da Milano (attesa per oggi) sempre con computer a bordo che permette di scandagliare il fondo. «Non è facile», hanno affermato «l’acqua non è limpida. Sulla parte verso nord del lago, l’acqua non è superiore ai 3 metri, mentre scende a picco nella metà che dà verso gli spalti. Qui scorre il Piave e questo rende la corrente più forte». Secondo i pescatori che operano sul lago, potrebbe essere che i due ragazzi, a bordo di una canoa a testa, siano incappati in uno degli incidenti tipici di queste imbarcazioni: il capovolgimento. E nessuno dei due sapeva nuotare. Intanto, il Cnsas ha attivato, tramite Psicologi dei popoli – Veneto, una terapeutica per sostenere le famiglie in queste ore.
di Vittore Doro (fonte: Corriere Delle Alpi)