Un cadavere è stato recuperato nel lago ghiacciato: quasi sicuramente si tratta del corpo di Enzo Zen, il ferrarese di 57 anni che da domenica 8 gennaio ha fatto perdere le sue tracce, ma sarà il riconoscimento ufficiale a sgombrare ogni dubbio, questa mattina, effettuato dal figlio e dalla compagna. Cosa impossibile ieri anche per chi conosceva Zen: il cadavere deve essere stato intrappolato nel ghiaccio da molto tempo, tanto da renderne incerti i lineamenti.
L’allarme s’è diffuso ieri: il soccorso alpino era stato chiamato dai carabinieri per le ricerche del ferrarese in zona lago e i soccorritori di Pieve e del Centro Cadore hanno quindi iniziato, attorno alle 14.30, la perlustrazione dello specchio d’acqua e, verso le 16.30, hanno scorto parte del corpo che emergeva dal lago ghiacciato. Era rannicchiato, dal ghiaccio uscivano un piede, un braccio e parte della testa. Un cordino in mano e lo zaino vicino. Il corpo si trovava non lontano dalla riva, ma sotto un costone: ai piedi del piccolo promontorio dove transita la passeggiata con la ringhiera in legno, che prosegue oltre il Laghetto di Pavano e che porta alle sorgenti di Lagole.
La prima ipotesi è che l’uomo abbia perso la vita dopo essere caduto appunto da una trentina di metri più in alto. A meno che non si tratti di un gesto estremo. Saranno i carabinieri a definire la vicenda. Difficile il recupero. Più che battelli e gommoni, vigili del fuoco e soccorso alpino hanno dovuto utilizzare le corde per calarsi fin sulla riva e le motoseghe per tagliare il ghiaccio che ha imprigionato il corpo. Un intervento lungo e complesso per le quattro squadre di vigili (di Pieve, Belluno con i gommoni da rafting e i volontari di Lozzo) e i tecnici Cnsas, assistiti dai carabinieri di Pieve. Sul posto anche il vicesindaco di Calalzo, Gaetano Da Vià che ha fornito un primo, anche se non certo, riconoscimento. Il cadavere sembrava piantato nel ghiaccio: è stato estratto col blocco di ghiaccio che lo circondava, dopo l’autorizzazione fornita dal magistrato di turno, Simone Marcon. Una volta estratto dal lago il blocco col corpo senza vita, si è presentato il problema di come portarlo a riva: dal promontorio non è stato possibile per il peso del blocco, dunque i soccorritori l’hanno spostato lungo la riva del lago, che in questo momento è di circa 30 metri sotto il livello delle sponde.
Un lavoro lungo e faticosissimo che ha richiesto quasi un’ora. Raggiunto un punto della riva meno scosceso il blocco di ghiaccio è stato lentamente portato a riva, vicino allo chalet dei pescatori. I carabinieri stanno cercando di ricostruire che cosa sia successo: se si tratta di Zen, non si capisce perchè sia andato al lago (se non per un gesto estremo), dal momento che alla sua partenza aveva detto a chi lo conosceva che sarebbe andato in stazione.
E’ possibile che abbia fatto una deviazione sul suo percorso e che dalla sommità di quella scarpata sia alla fine scivolato: una disgrazia resa inesorabile dall’acqua, dal gelo (alle 18 ieri , si era già a -5). Forse nello zainetto, recuperato accanto al corpo, qualche segno che possa fare luce su questa tragica fine. Ora si attende il riconoscimento ufficiale da parte dei famigliari che ieri sono stati avvertiti a Ferrara e che oggi, di mattino presto, saranno dai carabinieri. La salma è stata ricomposta nell’obitorio a Belluno, sempre a disposizione dell’autorità giudiziaria che dovrà decidere per l’autopsia o meno.
di Cristina Contento Vittore Doro
Fonte: Corriere Delle Alpi