La V Commissione Sanità torna a riunirsi domani a Venezia per discutere il nuovo piano socio-sanitario del Veneto, documento che a Belluno sta creando un vortice di interrogativi e ansie sul futuro della sanità provinciale, soprattutto quella delle terre alte. Le preoccupazioni più forti riguardano gli ospedali di Pieve e di Agordo, come stanno denunciando a tamburo battente – tra gli altri – la Consulta giovanile dell’Agordino, l’ex consigliere Guido Trento e il sindaco di Pieve Maria Antonia Ciotti. Allarmi che i vertici regionali hanno definito più volte in queste settimane “infondati”, anche nel corso del tavolo di confronto che giovedì si è tenuto a Venezia dopo il corteo che ha portato a Venezia 800 bellunesi.

Tra i punti più criticati c’è anche il ruolo dell’ospedale di Belluno, che la conferenza dei sindaci dell’Usl 1 spinge perchè diventi un centro hub, cioè di riferimento per l’intera provincia. E in questo solco si inserisce il dissidio strisciante tra amministratori feltrini e bellunesi, questi ultimi convinti che l’autonomia dell’Usl 2 possa nuocere alla rete di ospedali dell’Usl 1 per il principio del “vita tua, mors mea”.

Insomma, la partita è aperta ed entrerà nel vivo con la compilazione delle schede sanitarie, che fotograferanno la situazione ospedale per ospedale, evidenziando eventuali doppioni o servizi non più sostenibili.

Nel nuovo piano socio-sanitario c’è scritto che la specificità di Belluno sarà fatta salva, ma c’è chi chiede formulazioni più concrete.