Una giornata speciale per il comune di Santo Stefano di Cadore, in provincia di Belluno: poco meno di 3mila abitanti che nel maggio scorso hanno accolto 10 profughi. Ieri tre giovani comeliane hanno unito le loro vite a quelle di tre africani passati attraverso l’inferno di Lampedusa davanti al sindaco, Alessandra Buzzo, madre della terza sposa, Chiara, e al suo vice Paolo Tonon. Marika e Veronica hanno detto il fatidico sì a Ousmane Aboubacar Malam Sidi, originario del Niger, e a Sainey Badie del Gambia; Chiara lo ha detto a Jude Thaeddeus Ejims, nigeriano.

«Quel 13 maggio ha cambiato la vostra vita e anche la mia – ha detto Alessandra Buzzo alle tre coppie – l’ha cambiata sicuramente in meglio. Siete stati coraggiosi, dovete continuare ad esserlo. Non sarà facile, ci saranno difficoltà e pregiudizi, ma sono sicura che l’amore e il rispetto vinceranno su tutto».

La sala consiliare, il cortile del municipio, si sono animati di tanti volti di pelle scura, amici degli sposi. Molti erano con loro, un anno fa, nella traversata del Mediterraneo, nelle vicissitudini successive, che li hanno portati sino sulle Dolomiti. Poca la gente del paese, che resta diviso su questa accoglienza, come sottolinea Paolo Tonon, vicesindaco: «C’è chi ha allargato le braccia, chi è restio ad aprirsi, non si rende conto che l’integrazione è il futuro. È la realtà».

Eppure la loro presenza non costa, anzi rende. L’affitto degli appartamenti che li ospitano ha risolto persino le difficoltà di alcune famiglie. «Per ricambiare l’ospitalità, si offrono volontari per lavori, hanno ripulito strade, parco, cimitero» – ricorda Tonon.

Prima a parlare tra le spose è Marika: «Sono serena, perché ho conosciuto, in Ousmane, una persona molto cara, dolce; ora il nostro obiettivo è andare a trovare la sua famiglia, i suoi tanti fratelli, che non vede da anni, in Niger. Io sono cattolica, lui musulmano, ma non è un problema: fra noi c’è tanto rispetto».

Molti, inevitabilmente, gli occhi puntati su Chiara che felice fino alle lacrime, sotto una cascata di riso, racconta il loro amore e i loro progetti. Il loro non è stato un colpo di fulmine. Anzi, i dubbi non sono mancati. «Ero scettica – dice – avevo paura dell’opinione della gente e pensavo che Belluno avrebbe potuto offrire di più a Jude, maggiori opportunità». Invece le carte del destino sono state mescolate in modo diverso e le aspettative nella città sono state disattese. «Jude è tornato e il suo corteggiamento, il suo rispetto e la sua dolcezza hanno fatto il resto».

di Marco Dibona e Yvonne Toscani

Fonte: IlGazzettino.it