È finita in “manette” la cornacchia di Lozzo. Checo Livingstone, così l’avevano ribattezzata le persone che si erano affezionate alla sua presenza, è stata “arrestata”, messa in una voliera e portata via dai monti del Cadore, dove sembra fosse diventata aggressiva. Almeno così ha segnalato una signora alla polizia provinciale, che è dovuta intervenire perché Checo aveva “beccato” un bambino.
Chiaro che la sicurezza viene prima di tutto, ma il paese si è spaccato: c’è chi ringrazia per aver portato via l’uccello che ogni tanto un po’ di paura la faceva, con le sue incursioni (normali, considerando che si tratta pur sempre di un animale selvatico) e chi, al contrario, alza lo sguardo sconsolato, e aspetta di vedere Checo appollaiarsi sul tavolino di un bar, in cerca del solito biscotto.
Per molti era diventato una mascotte, fin da quando cadde dal nido, circa tre mesi fa. Alcuni residenti si presero cura di lui, lo allevarono come un animale da compagnia, tanto che Checo aveva iniziato a socializzare con gli esseri umani. La storia viene raccontata con dovizia di particolari nel blog di Danilo De Martin, “Bloz” (www.lozzodicadore.eu), autore anche della foto della cornacchia.
«Ne parlo perché, frequentemente, la mattina presto, mentre salivo dalle scale all’esterno, sentivo il rumore di un lieve fruscio che si materializzava con il suo sopraggiungere sulla ringhiera», racconta il blogger. «Mentre raccoglieva le ali mi guardava con gli occhi lucidi e vispi. Io lo salutavo e mi fermavo una decina di secondi a guardarlo. Talvolta Checo se la prendeva, per la poca attenzione riservatagli, ed allora si aggrappava alla maniglia della porta ed iniziava a telegrafarmi picchiettando con il becco sul vetro: voleva giocare, socializzare».
Il racconto prosegue con giochi con i gusci di noce, descrizioni di come la cornacchia si divertisse a stazionare nei bar della piazza del paese, dove si guadagnava sempre il suo bel biscotto prima di ripartire verso i boschi.
Il blogger tratteggia anche il disappunto e lo scoramento degli abitanti (alcuni, per lo meno), che non hanno preso di buon cuore la notizia della sparizione di Checo: «Ieri è passata un’anziana signora che si è detta dispiaciuta dell’arresto del pennuto. “Mi dispiace davvero, a me ha portato via le chiavi di casa, ma non ha fatto altro che il suo mestiere. Per fortuna che i miei nipoti l’hanno rincorso ed alla fine le ha lasciate cadere sul prato dove le hanno poi raccolte. Però era simpatico ed ero lieta di vederlo svolazzare nei dintorni. Se avete idea di tirare su qualche firma per liberarlo, contate sulla mia”».
Questa dichiarazione va di pari passo con i tanti commenti presenti sul blog, che danno il senso di come Checo Livingstone fosse diventato parte integrante della comunità di Lozzo. Di una parte almeno, perché come detto non manca chi ha festeggiato l’intervento della polizia provinciale, che ha recuperato la cornacchia e l’ha mandata in osservazione per qualche giorno da un agente, in attesa di liberarla in altre zone. Magari lontano da centri abitati.
di Alessia Forzin
Fonte: Corriere Delle Alpi