«Undici orme di dinosauri sul Pelmo». Un anno dopo i geologi e gli speleologi dell’associazione di esplorazioni geografiche “La Venta” sembrano non avere più dubbi. Quelle che avevano individuato nel corso di una veloce spedizione di ricerca nel settembre 2011 sarebbero proprio orme di dinosauro. Le scoperte effettuate negli anni ’80 dal ricercatore Vittorino Cazzetta (al quale è dedicato il prestigioso museo di Selva di Cadore) hanno dunque un seguito: i dinosauri che lasciarono le impronte sul Pelmetto erano in buona compagnia.
Questo almeno è quanto emerge dalla nuova campagna di ricerche e studi svoltasi sul Pelmo gli scorsi 21, 22, 23 e 28 settembre. «Nella spedizione del 2011», spiega l’associazione La Venta, «un gruppo di nostri geologi e speleologi, insieme allo scultore Mauro “Lampo” Olivotto, avevano individuato una possibile pista di impronte di dinosauro sullo spallone nord-est del Pelmo, a oltre 3040 metri di quota sul livello del mare. Probabilmente si trattava di una delle piste di impronte di dinosauro tra le più alte in quota rinvenute in Europa».
L’interesse suscitato da questa scoperta e la volontà di compiere nuove esplorazioni nelle grotte e negli abissi della montagna, ha portato a una nuova spedizione supportata nuovamente dall’associazione La Venta, dal Gruppo speleologico padovano del Cai, dal Gruppo grotte Treviso e da Crema Sport Padova.
Quattordici
, tra cui i geologi Francesco Sauro (scopritore delle orme nel 2011) e Luca Gandolfo, sono stati elitrasportati in due campi in quota, uno sullo spallone nord-est e un secondo all’interno del catino del Pelmo, sotto la cima principale della montagna. «Nel corso dei due giorni di attività sono state effettuate numerose ricerche ed esplorazioni», spiegano i membri de “La Venta”, «la superficie rocciosa è stata ripulita, rivelando la presenza di undici orme, apparentemente organizzate in due piste distinte. Si trattava probabilmente di due dinosauri diversi, come suggeriscono la forma delle impronte e la lunghezza del passo. La superficie è stata documentata attraverso un rilievo fotogrammetrico che permetterà al paleontologo Matteo Belvedere, del dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova, di realizzare un modello tridimensionale della superficie e quindi di analizzare con estrema accuratezza le impronte».
Oltre alla nuova analisi delle impronte, durante la campagna gli esperti hanno esplorato pure grotte e abissi. Lo speleologo trevigiano Antonio De Vivo ha raggiunto, con una calata di 200 metri una grande caverna affacciata su quasi mille metri di parete. Anche i colleghi del gruppo padovano hanno cercato di scendere due nuovi abissi ostruiti però da ghiaccio e detrito.
I giorni della spedizione sono stati fruttuosi anche sotto l’aspetto artistico. Il regista trevigiano Enzo Procopio ha infatti portato avanti le riprese di un documentario sui Giauli, folletti figli dell’arte dello scultore Mauro Lampo Olivotto. Inoltre, per dare risalto anche alle impronte di dinosauro, Olivotto ha creato un dinosauro di legno, alto quattro metri e nominato Ebelis, in materiale totalmente biodegradabile che si può osservare con un binocolo sulla cresta del Pelmo da Cortina e dai paesi della Valle del Boite.
di Gianni Santomaso
Fonte: Corriere delle Alpi