La notizia si è sparsa già nella prima mattinata di ieri, con un tam tam: è stata sospesa la chiusura degli uffici dell’Agenzia delle Entrate in Piemonte ed in Veneto. Quindi, al momento, tutto fermo anche a Pieve di Cadore, in attesa di una valutazione, a livello regionale, caso per caso. E’ quanto emerso a seguito di un lungo incontro a Roma (definito dai sindacati «difficile ed animato») fra l’Agenzia e le sigle sindacali, che ha avuto all’ordine del giorno anche il protocollo d’intesa sull’incentivazione del personale addetto all’erogazione dei servizi ai contribuenti e sperimentazione orario apertura UU.TT. delle aree metropolitane; nonché la pubblicazione graduatoria passaggi dalla II alla III area.
«Sono contenta certamente», è stato il primo commento del sindaco di Pieve, Maria Antonia Ciotti, «anche perché noi ci eravamo mossi subito e mercoledì, nel corso dell’incontro con i dirigenti dell’Agenzia, Pierpaolo Tagliapietra di Venezia e Domenico Vargiu di Belluno, avevamo ben chiarito la nostra posizione. Piena disponibilità a mettere a disposizione gratuitamente i locali di Palazzo Jacobi, ovvero i tre piani della ex scuola elementare dove già adesso trova sede l’Agenzia delle Entrate, a patto però che vengano mantenute qui a Pieve le attività dell’attuale ufficio territoriale, ma soprattutto gli undici posti di lavoro».

Quindi vi hanno ascoltato?
«Andiamo piano; qui si tratta, se ho ben capito, di una sospensione in attesa di una valutazione caso per caso. E’ già un buon risultato, in quanto il decreto del 7 gennaio del Direttore delle Agenzie delle Entrate Attilio Befera indicava addirittura la data dell’11 marzo prossimo per la chiusura del nostro ufficio. Ma adesso si tratta di tenere alta la guardia e di far valere le nostre ragioni».

E’ per questo che, pur soddisfatta, la Ciotti ieri mattina ha fatto partire, come aveva preannunciato, una raccomandata urgente indirizzata al ministro dell’Economia e Finanze, alla Direzione centrale amministrazione e controllo dell’Agenzia delle Entrate, a Pierpaolo Tagliapietra, dirigente della stessa Agenzia a Venezia, e a Domenico Vargiu, direttore della sede di Belluno.
«Faccio seguito all’incontro avvenuto ieri», scrive il sindaco Ciotti, «per ribadire per iscritto quanto richiesto da questa Amministrazione, e cioè la totale disponibilità a concedere a titolo gratuito i locali che attualmente ospitano il servizio, compreso l’archivio. Faccio presente che l’amministrazione di un paese di montagna come Pieve di Cadore compie un grande sacrificio nella rinuncia all’affitto, ma al contempo è convinta della importanza che riveste la presenza attiva di una Agenzia delle Entrate in un territorio come quello del Cadore, abitato da gente anziana e con viabilità davvero difficile soprattutto nei lunghi mesi invernali. L’importanza dal punto di vista sociale è di mantenere in loco le famiglie dei dipendenti per non spopolare ancora più la montagna veneta. L’Agenzia delle Entrate può senza dubbio essere considerata un presidio di montagna unico, in tal senso si chiede la massima collaborazione per rivedere la decisione di chiusura e/o di parziale apertura del servizio. Si resta in fiduciosa attesa e si porgono distinti saluti».
Soddisfazione anche da parti delle sigle sindacali che sottolineano come saranno istituiti subito, a livello regionale, tavoli per la valutazione dei criteri da adottare per l’analisi degli uffici oggetto di chiusura.
«Risultato che testimonia come l’emanazione del decreto sia stata almeno avventata nei modi e nelle tempistiche e dettata dalla ottusa applicazione di una legge iniqua».

di Stefano Vietina – fonte: Corriere delle Alpi