Verrà inaugurata martedì 6 agosto alle ore 18.00 presso il Salone Espositivo del Municipio di Auronzo di Cadore la mostra d’arte intitolata “Lo spirito della terra selvaggia” (The spirit of wilderness), mostra di Claudio Polles e Arte Aborigena a cura di Boris Brollo. L’esposizione rimarrà aperta al pubblico dal 7 agosto all’8 settembre 2013 dalle ore 10 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30.

L’opera di Claudio Polles rappresenta e analizza il contrasto fra due culture: quella europea e quella australiana. L’opera sembra infatti costruita su un “intrigo” di relazioni tra la cultura aborigena così forte in Tasmania e il dolce paesaggio collinare in Veneto, ispirazione per molti artisti. Visitando la Tasmania, regione australiana dove l’artista Claudio Polles per buona parte dell’anno vive immerso nella Natura, ci si rende conto che questa terra così dolce e tanto simile al paesaggio scozzese della “vecchia” Inghilterra, ricorda molto da vicino il paesaggio collinare veneto.

Lo “spirito selvaggio” (Wilderness), il gesto pittorico da “espressionista lirico” rappresentano quel mare sconfinato e potente che è l’oceano, passando attraverso nubi spazzate dal vento e un cielo stellato cui noi — uomini della “civiltà delle macchine” e della “illuminazione elettrica” — non siamo più abituati, tanto è blu e tanto splendide e brillanti sono le stelle. Questa terra reca in sé l’impegno di milioni di anni di storia geologica e ne porta tutte le tracce, tutte le spaccature, tutte le impronte lasciate da una natura mutevole, che nel tempo si ridisegna solo per mezzo degli elementi atmosferici, al di là dell’uomo, se non oltre. E per contrasto ci sono anche le isole in cui è progredita la civiltà dell’uomo, che sfoggia i campi ben arati per i suoi fiori o per i suoi pascoli verdi. È ben poca cosa, però, la mano dell’uomo in un territorio così vasto e sconfinato. Questo tentativo di addomesticare la natura è racchiuso dentro intricate foreste pluviali di un verde brillante o dentro praterie e sentieri che si possono paragonare ad “alpeggi” su cui cavalli, pecore, montoni e tanti altri animali liberamente pascolano guardati da lontano. Ecco che si può cogliere, qui, la corrispondenza che c’è tra il “lavoro della natura” e la storia dell’uomo che la abita.

Claudio Polles scandaglia lo Spirito emotivo del paesaggio; della natura selvaggia ne coglie l’emozione profonda suscitata dalla nostra esistenza, incapace e inerte di fronte alla forza primordiale della Natura stessa. Gli scorci che egli dipinge trattano della “Natura naturale”, non ancora del tutto “naturata”, cioè interamente prodotta dall’uomo. Il “suo” paesaggio e la “sua” Natura si presentano ancora incontaminati dalla corruzione della civiltà. Polles vive questa esperienza nel proprio profondo, con tutte le difficoltà e i contrasti del caso. Ne percepisce e ne rappresenta le commistioni presenti in quello che si potrebbe definire lo sviluppo che ha avuto la “civilizzazione” di questa terra: da un movimento tellurico dei sentimenti suscitati da un incompleto ciclo evolutivo grazie ancora alla presenza aborigena, insieme al contrasto apparentemente sereno della colonizzazione “forzata”, avvenuta col sangue e col sudore dei condannati là “deportati” e “trapiantati” a forza. Nelle sue opere, lo spirito del luogo diventa lo spirito del tempo, della storia. Esso s’incarna e si trova presente nei nativi aborigeni, così come s’incarna e si trova presente nella conquista dei forzati che ri-costruirono palmo a palmo una nuova terra.