«Gli albergatori non vogliono essere gli esattori della tassa di soggiorno per conto dei Comuni. Federalberghi e associazioni dei consumatori sono uniti nella difesa delle vacanze delle famiglia italiane: questo è sempre stato l’obiettivo dell’associazione albergatori, annunciato dal suo presidente Gildo Trevisan». Ma il no degli operato a nulla è servito e la tassa è diventata operativa. Ma non per tutta Italia: il decreto prevede, infatti, la facoltà per i Comuni di applicarla o meno. Così, ancora una volta, sotto la bandiera del federalismo fiscale, anche il Veneto è diventato un territorio a macchia di leopardo nell’applicazione dell’imposta. In provincia di Belluno, in particolare, sono stati solo due i Comuni turistici che hanno detto sì alla tassa fra cui San Vito. Per il sindaco Andrea Fiori è stato necessario applicare la tassa. «Tra i pochi modi per pareggiare i conti», afferma, «ci sono i pagamenti dei parcometri, le multe, la parte minima che resta ai Comuni dell’Imu e la tassa di soggiorno prevista solo per i territori turistici. San Vito è uno dei Comuni che la applicherà. Abbiamo deciso di farlo», spiega Fiori, «per avere risorse da destinare al turismo. Vogliamo continuare a dare i servizi necessari, ad essere sede di manifestazioni e di eventi che possano attirare turisti; e così abbiamo deciso di applicare questa imposta. Il suo peso è minimo. Lo schema di tassazione prevede infatti che chi soggiorna in un albergo a 1 o 2 stelle debba pagare 1 euro;chi è in un hotel a 3 stelle pagherà 1,50 euro e chi in un 4 stelle 2 euro. La spesa sarà giornaliera per un massimo di cinque giorni. Per quanto riguarda i vacanzieri che invece pernotteranno negli appartamenti, la tassa è fissata in un euro al giorno a persona per un massimo di 10 giorni; quindi un massimo di 10 euro a testa». Anche se all’inizio era contrario, Gino Mondin, presidente del Consorzio Dolomiti e titolare dell’hotel Ferrovia di Calalzo, si sta convertendo ed è attualmente possibilista. «I tempi sono duri», afferma, «sia per i turisti e sia per gli albergatori. Applicare la tassa di soggiorno, che sarebbe pagata dagli ospiti, creerebbe nuovi problemi. Penso però che i Comuni cadorini non abbiano scelta, se vogliono fare turismo. L’anno scorso è stato costituito il Consorzio turistico unico, che ha il compito di promuovere l’intero territorio. Purtroppo, dopo il versamento della prima quota di adesione, quest’anno ho raccolto solo tre iscrizioni. Pensando che non è corretto che ci sia qualcuno che paga e lavora e altri che stanno alla finestra, sarei dell’opinione che, se si applicasse la tassa di soggiorno, considerato che il suo introito dovrebbe andare tutto in favore del turismo, non sarebbe più necessario, da parte degli albergatori, pagare la quota d’iscrizione ai consorzi: si potrebbero utilizzare per la promozione i soldi incassati con l’imposta. In questo modo tutti contribuirebbero allo stesso modo, in funzione del numero di ospiti».

Vittore Doro – Corriere delle Alpi 16 ottobre 2013