Nella notte del 24 dicembre scorso la chiesa di Nostra Signora del Cadore a Borca di Cadore, meglio nota come chiesa del Villaggio exENI di Corte di Cadore, è stata profanata da alcuni vandali che hanno forzato la porta principale e imbrattato l’interno svuotando il contenuto di tre estintori. “Il danno” dichiara l’architetto Michele Merlo dello Studio Gellner “è di per sé di modesta entità ma non può essere scusato come una bravata di giovani sfaccendati. E’ un oltraggio all’arte e un atto sacrilego nei confronti di un luogo sacro”. La chiesa, in custodita per oltre cinquant’anni da padre Simpliciano, che a tale ruolo era stato chiamato proprio dal suo committente Enrico Mattei, è opera dell’ingegno di due architetti Edoardo Gellner e Carlo Scarpa. Del primo è in corso un processo di valorizzazione che ha avuto recentemente un importante momento nella partecipazione alla mostra Energy organizzata dal MAXXI, il museo delle arti del XXI secolo di Roma. Del secondo si celebra in questi giorni al Metropolitan di New York il talento con una mostra dedicata alle creazioni in vetro. “Contemporaneamente, a Corte di Cadore, qualcuno si permette di sfregiare uno dei più interessanti capolavori dell’architettura sacra del Novecento” prosegue Merlo. Questo episodio va ad aggiungersi a una lunga lista di atti vandalici che hanno avuto come oggetto in questi ultimi anni il Villaggio e in particolar modo la Colonia, che ormai si avvia a diventare per incuria un rudere. Invece di costituire un monito e un suggerimento a una maggiore controllo di sicurezza, questi fatti sembrano diventare sempre più la scusa per un totale abbandono. Il disinteresse è la peggior forma di degrado. Non danneggia solo le cose, ma l’immagine e la stessa memoria storica. “Ci risulta sempre più difficile sostenere oggi a studenti e visitatori (per lo più stranieri) che il villaggio fosse in origine un luogo da sogno, anzi il sogno realizzato di un committente e di un architetto. La mancanza di un’attenta e coordinata manutenzione delle strade, dei muri, del bosco, dell’illuminazione pubblica, per non parlare degli abusi compiuti a molte delle villette che compongono il complesso di Corte di Cadore lasciano poche prospettive per un futuro. Non è solo una questione di soldi, litania dietro alla quale oggi è troppo facile trincerarsi. E’ anche una questione di volontà e di idee. Infine, sia che si tratti di bullismo locale o di fenomeni più organizzati, è singolare che la piccola comunità di Borca non riesca ad attuare quegli elementari meccanismi sociali di autocontrollo per evitare episodi così spiacevoli”.