Il carnevale della Val Comelico è un antico rito popolare che si ripete con partecipazione da secoli ed è particolarmente sentito nel comune di Comelico Superiore dove ogni anno, nelle settimane prima della Pasqua, ci si prepara a rinnovare la tradizione della “maskarada”. L’antico rito del travestimento, il percorrere le vie del paese, e il ballare fino a notte fonda sono scandite da rituali che si ripetono da tempi immemori.
La caratteristica principale del corteo carnevalesco è la suddivisione delle maschere in due categorie: le “maskrì da bela” (maschere da “bella”) e le “maskrì da vèca (maschere da “vecchia”). Il corteo comprende inoltre una serie di personaggi: il matazìn,il lakè, la matazèra ed il pagliaccio. Le maschere da “bella” e da “vecchia” sfilano a coppie, un uomo e una donna. Il corteo è quasi sempre concluso dai carri allegorici ed è sempre presente un gruppo di musicisti che accompagnano la mascherata.
Le maschere multicolori protagoniste della festa, le cui origini si perdono nei secoli, sono il lachè e il matazin: maschere guida fondamentali per la formazione del corteo il cui comportamento ma anche il costume sono rigidamente fissati dalla tradizione. Il lachè ed il matazin sono caratterizzati da un copricapo molto alto (calòta) rivestito di velluto, adorno di collane, spille e altri oggetti preziosi, disposti in modo da formare un armonioso disegno ma la cosa che spicca maggiormente sono i nastri di seta e i fazzoletti che si dipartono dalla parte alta del copricapo esplodono a raggiera quando ballano la caratteristica polka. Entrambi i costumi presentano più o meno la stessa figura e la differenza tra le due maschere sta nel colore: il lachè, che apre la sfilata correndo, veste un abito con dei colori chiari (rosa, giallo, azzurro), il matazin invece, che lo segue ballando davanti al gruppo musicale, veste un abito con colori più scuri (rosso, blu e verde). Questi personaggi offrono agli spettatori, come porta fortuna, dei confetti contenuti in una bomboniera che essi tengono in mano; nell’altra mano invece reggono un bastone colorato.
La mascherata di Santä Ploniä, a Dosoledo, si svolge la domenica più vicina al 9 febbraio, giorno della Santa. Una donna del paese realizza a mano gli abiti di lachè e matazin, e già dal mattino presto, nel giorno della mascherata, ospita in casa propria i due giovani per completare la complicata operazione della vestizione. Poi, in compagnia del pagliaccio, in attesa che le altre maschere si radunino, compiono un iniziale giro dei bar del paese annunciando il carnevale. La mascherata si svolge poi con due sfilate, una al mattino ed una al pomeriggio, ognuna delle quali vede lachè e matazin accompagnati da un gruppo musicale, composto da fisarmonica, chitarra, contrabbasso e violini, che suona la ballata tipica del luogo, ovvero la “veciä”, una sorta di polka, vengono poi a seguire coppie e gruppi di maschere “da bello” (le maschere più ricche, colorate e raffinate), le matazere che sfilano ballando. Lungo il percorso che compie la mascherata, il matazìn deve essere costantemente alla testa del corteo e, all’ingresso del paese, assieme al compagno lachè esegue il salto d’incontro. Successivamente uno dei due parte di corsa e arriva per primo sulla piazza, avvisando dell’imminente arrivo del corteo. Sulle piazze è loro il compito di aprire il momento dei balli, e poi, alla fine, di chiuderli.
Le maschere “da bella”, un tempo, indossavano gli abiti della festa costituiti dai costumi tradizionali e volti lignei di delicata sembianza e raffinata fattura. Le maschere “da vecchia” avevano abiti fuori uso. Ora questo gruppo indossa per lo più vecchi abiti in “madalana” (lana e lino tessuti insieme) che in passato costituivano l’abbigliamento di tutti i giorni. L’elemento più caratteristico di questo gruppo sono i volti, le maschere di legno con colorazione che tende al bruno, che raffigurano visi di vecchi solcati da profonde rughe e dai lineamenti volutamente deformi a sottolineare i danni causati dal duro lavoro e dallo scorrere del tempo.
Altro personaggio tipico del carnevale comelicese è il pagliaccio. Il compito principale è scortare costantemente il matazin, inoltre, nel corso della mascherata, deve controllare che le maschere non siano disturbate dal pubblico, soprattutto nel momento dei balli. A tale scopo, l’accessorio fondamentale del costume di questo personaggio è la “canadindia”, un bastone da passeggio, che viene usato per tenere a distanza il pubblico. Il suo abbigliamento è affidato alla fantasia degli interpreti salvo il fatto che, per consuetudine, i vestiti debbono essere abbondanti e larghi, anche per celare le sonagliere. Il volto ligneo è oggi usato saltuariamente, ma un tempo era quasi obbligatorio per rendere impossibile l’individuazione dei protagonisti
Assieme ai matazin e lachè troviamo anche la matazèra che ha un origine molto più recente: e’ nata nel 1953 a Candide creata dalla famiglia Alfarè Lovo: lo scopo era quello di creare un’alternativa al matazin, una controparte povera ed ordinaria. Anche la matazèra si muove sempre a passo di danza o saltellando al ritmo della stessa musica del matazin ma viene posizionata davanti alle maschere “da vecchia”, mentre davanti alle maschere “da bella” troviamo il matazin. Così la matazèra e’ vestita similmente al matazin ma con materiali più poveri, colori più scuri, cravatte al posto dei nastri colorati, pasta e tappi al posto dei gioielli.
Quindi non resta che recarsi a Comelico Superiore per assaporare un “grigio verde” e come si sul dire…viva li mascri!
Per approfondire l’argomento, oltre alle molte pubblicazioni cartacee, segnaliamo un sito web ed un documentario a cura di Geo&Geo andato in onda nel 2012
Tutte le date e gli eventi legati al Carnevale di Comelico Superiore le trovate segnalate sulla nostra pagina facebook! E per saperne ancora di più andate sul sito web dell’associazione “Chei d santa Plonia” che organizzano il Carnevale di Dosoledo www.cheidsantaplonia.it